35 anni fa, a Roma, a palazzo del Grillo, moriva Renato Guttuso, all’età di 76 anni.
Il giorno dopo si celebrarono i funerali anche a Bagheria in una piazza Matrice gremita.
Il rito religioso venne celebrato da padre Salvatore Muratore alla presenza anche del cardinale Salvatore Pappalardo.
Fuori dalla chiesa venne allestito un palco dove presero la parola autorità e amici.
Il ricordo di Guttuso venne affidato ad alcuni suoi amici.
Intervennero il sindaco di allora Antonio Gargano, l’onorevole Peppino Speciale, Nino Buttitta e l’erede universale Fabio Carapezza Guttuso.
Gargano nel suo intervento disse: “Renato tu oggi scompari ma è certo che la tua opera, la tua figura, la tua intelligenza, e la tua umanità rimarranno segni indelebili del nostro paese. Ti ricorderemo come il pittore bagherese come sei stato conosciuto e amato.”
La decisione di tornare venne ricordata da Fabio Carapezza che ricordò anche la figura del padre Gioacchino agrimensore.
Nel 1990 Guttuso dopo 3 anni in cui venne sepolto nel cimitero di Bagheria venne sepolto nell’arca monumentale realizzata da Giacomo Mansù, che si trova nel parterre di villa Cattolica, che ospita il museo a lui dedicato.
Renato Guttuso amava definirsi il “pittore di Bagheria” dove era nato il 26 dicembre 1911, 110 anni fa.
Bagheria gli fornì immagini, colori, volti e corpi che forgiarono la sua arte già a tredici anni e per tutta la vita furono lo straordinario repertorio della sua immaginazione.
Fu uno straordinario pittore neorealista, impegnato socialmente e militante del Partito Comunista, per il quale dal 1976 fino al 1983 fu eletto senatore.
Donò la sua vasta collezione di opere d’arte nonché decine di sue tele e l’unica scultura da lui creata, che si trovano all’interno di villa Cattolica.