di Martino Grasso
Il Comune è tornato ad essere sciolto per infiltrazioni mafiose. E’ stato il consiglio di Stato ad avere ribaltato la sentenza del Tar che era stata emessa lo scorso 27 luglio, che aveva riabilitato il Comune e il sindaco Nino Parisi. La notizia ha colto di sorpresa il primo cittadino. “Le sentenze vanno accettate -dice- è chiaro che ho l’amaro in bocca. Evidentemente qualcuno non vuole che Nino Parisi faccia il sindaco di Altavilla Milicia. In questi sei mesi in cui siamo tornati ad amministrare il paese, siamo riusciti a fare tornare alla normalità. Voglio puntualizzare, inoltre, che avevamo trovato un milione e mezzo di debiti fuori bilancio. Ci rivolgeremo ad un legale per difendere soprattutto la nostra dignità. Credo che questa nuova sentenza penalizzi soprattutto l’intera collettività”.
Il sindaco aveva impugnato il decreto del Presidente della Repubblica emesso l’11 febbraio del 2014 e con il quale il Comune era stato sciolto per presunte infiltrazioni mafiose. Il sindaco si era quindi rivolto al Tar che lo scorso luglio gli aveva dato ragione. Ieri è arrivata la sentenza della terza sezione del consiglio di Stato che ha ribaltato ancora una volta le sorti amministrative del paese.
Nella sentenza si sottolinea che il Tar sosteneva che le infiltrazioni mafiose erano basate “sostanzialmente sulle mere dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, dichiarazioni, oltretutto, prive di riscontri fattuali e rese, allo stato, nella sola fase delle indagini preliminari”.
Ma il consiglio di Stato ha replicato, dicendo che “il grave quadro indiziario, che ha condotto alla scioglimento del consiglio comunale si fonda anzitutto sulle risultanze dell’operazione “Argo”, come ha ben messo in rilievo la relazione prefettizia, e sulla lettura delle intercettazioni, che rivelano un intreccio di conoscenze e di interessi tra gli esponenti della mafia locali e l’amministrazione comunale ben radicato.”
Si aggiunge inoltre che uno degli imputati dell’operazione “Argo”, Vincenzo Gennaro, poi diventato collaboratore di giustizia, aveva un ruolo collaudato, “nel quale il Comune stesso è la fonte diretta delle informazioni concernenti il lavori pubblici da affidare”.
Il consiglio di Stato, nella sentenza, aggiunge che ritiene logiche, ben motivate, attendibili le conclusioni alle quali è pervenuta la relazione prefettizia, laddove ha sottolineato che «la pervasiva influenza dell’organizzazione mafiosa, emersa chiaramente dagli accertamenti esperiti dall’Arma dei carabinieri, evidenzia un quadro di palese alterazione della libera elezione degli organi elettivi del Comune di Altavilla Milicia, con conseguente capacità di compromettere il buon andamento della cosa pubblica, il regolare funzionamento dei servizi ed il libero esercizio dei diritti civili, minando così il sereno svolgimento dell’attività dell’intero apparato amministrativo e determinando pregiudizio per l’ordine e la sicurezza pubblica», poiché lo scenario investigativo ha evidenziato, di per sé, la capacità pervasiva della “cosca” mafiosa di Altavilla Milicia, nell’amministrazione del Comune, mettendo in luce elementi sintomatici del condizionamento mafioso, così evidenti da far ritenere al Prefetto inessenziale lo svolgimento di un accesso ispettivo.”