La Corte d’Appello presieduta da Giacomo Montalbano ha confermato le pene all’ergastolo per Pietro Erco, di origini napoletane ma residente da anni a Trabia, e 25 anni di carcere a Luca Mantia, di Termini Imerese per l’omicidio di Vincenzo Urso, imprenditore di Altavilla Milicia, ucciso la notte tra il 24 e il 25 ottobre del 2009 a colpi di pistola davanti alla sua casa.
Luca La Mantia era difeso da Stefano Vitale e Raffaele Bonsignore.
Urso sarebbe stato richiamato più volte, sia per i suoi atteggiamenti considerati sleale che avrebbe messo in atto nel campo del movimento terra, danneggiando gli affari di diversi boss di Bagheria.
I due imputati lo avrebbero aspettato sotta la sua abitazione. Mantia avrebbe guidato l’auto per raggiungere il posto e poi fuggire, mentre Erco avrebbe impugnato la 7,65 e aperto il fuoco, non lasciando scampo alla vittima.
I giudici della prima sezione di corso d’Assise, l’8 novembre 2021, aveva no accolto le richieste del procuratore aggiunto Salvatore De Luca e del sostituto Bruno Brucoli, che avevano coordinato le indagini dei carabinieri. Erco e La Mantia vennero condannati, il primo all’ergastolo e il secondo a 25 anni. Secondo l’accusa, sarebbero serviti 20 mila euro per sbarazzarsi di Urso.
Per l’omicidio sono già stati condannati Francesco ed Andrea Lombardo, padre e figlio, entrambi collaboratori di giustizia, così come Massimiliano Restivo, pentito pure lui. Il loro contributo è stato fondamentale per ricostruire l’accaduto e fu proprio Restivo a svelare che per 20 mila euro ci si sarebbe potuti sbarazzare facilmente di quell’imprenditore, mentre i Lombardo, a cui sono stati inflitti 12 anni e 10 anni e messo di carcere, ammisero di essere i mandanti del delitto. Urso sarebbe stato punito per la concorrenza poco leale che avrebbe fatto anche ai Lombardo.