di Martino Grasso
Di loro restano 3 foto ingiallite dal tempo. Sono ritratti sereni e sorridenti. Ma la scomparsa di Domenico D’Alcamo, Giuseppe La Licata e Domenico Astorino è una ferita che non si è mai rimarginata.E la comunità di pescatori di Aspra non ha mai dimenticato. Ricorre oggi un triste anniversario la scomparsa dei tre bambini: sono passati 50 anni da quel disgraziato giorno. Era infatti il 9 maggio del 1968 il giorno in cui sparirono.
Una piazza sarà loro dedicata
A distanza di mezzo secolo una piazza del paese sarà ufficialmente a loro dedicato. Si tratta dello slargo nei pressi dello scalo di ponente.
A farsi promotrice dell’iniziativa è il consigliere comunale di Bagheria Alba Elena Aiello, che vive ad Aspra.
La proposta è stata sottoscritta da altri 17 consiglieri comunali.
“Tale episodio -si legge nella nota- è stato troppo spesso ignorato dalla politica. Riteniamo doveroso mettere in pratica un atto commemorativo e duraturo per mantenere viva la memoria di questi tre innocenti strappati alle famiglie.”
Soddisfatta la promotrice, per la decisione dell’amministrazione, Alba Elena Aiello: è un fatto di cronaca di cui i miei genitori mi hanno sempre parlato -dice- e che ha segnato la comunità di Aspra. Era giusto ricordarli in questo modo.”
Sono ancora molti ad Aspra ad avere un ricordo, seppur sbiadito, di Mimmo, Giuseppe e Minico. All’epoca della scomparsa avevano rispettivamente 9, 11 e 9 anni.
Quasi tutti i genitori sono morti, tranne una delle mamme, che da tempo ha deciso di non parlare più di quella vicenda. Troppo dolore sarebbe per lei tornare sulla scomparsa del figlio. E nessuno ha mai voluto riaprire quella ferita.
La sorella di Domenico D’Alcamo, Nunzia, all’epoca dei fatti aveva 5 anni. Nemmeno lei vuole tornare sulla vicenda. Ma due anni fa ad una trasmissione televisiva, si era rivolta a chi potesse sapere qualcosa e disse “se qualcuno sa qualcosa, anche in forma anonima, ci dica cosa è successo”.
Ci sono molti residenti che all’epoca della scomparsa erano coetanei dei tre bambini e che hanno ricordi vaghi.
Il ricordo di uno dei compagni di giochi
Simone Lorenzini ha 57 anni. Gestisce un bar con il fratello. Era uno dei compagni di giochi dei bambini. Conosceva soprattutto Giuseppe la Licata.
“Giocavo spesso con lui -racconta-. A quei tempi si giocava per strada per l’intero giorno. Ricordo che quell’episodio cambiò la vita del paese. Dopo la loro scomparsa nulla fu come prima. Le mamme avevano paura per i loro figli e se prima andavamo a scuola da soli, dopo erano i nostri genitori ad accompagnarci.”
Il ricordo della maestra del dopo scuola
Giuseppa Mistretta era la maestra del dopo scuola. Adesso è in pensione. Ma ha ricordi vivi dell’accaduto.
“Quel pomeriggio -racconta- non andai a scuola perchè stavo male. Ho saputo dell’accaduto dal gazzettino di Sicilia. Sono subito andata a scuola e trovai tanta gente. Cercavano i bambini nelle grotte. Io avevo letto sui giornali dell’operazione del dottor Barnad che aveva trapiantato il cuore malato con quello d un giovane donatore e ho pensato ad un commercio di organi. Ancora oggi ne sono convinta. I bambini erano affettuosi, ubbidienti e gentili. Astorino era esperto di mare, ogni giorno mi portava dei granchi con il pelo sul dorso che poi cucinavo. Avevo preso amicizia con la famiglia dei ragazzi e quando andavo a trovarle mi facevano tanta festa. La madre di Astorino mi raccontò che al rientro dal doposcuola lei chiese al figlio di andare a comprare della carne tritata per fare delle polpette. Quando tornò lui disse che doveva andare a comprare delle sigarette ad un uomo. Da allora non tornò più. Ho sempre pensato alla grande sofferenza di una madre nell’attesa che il figlio tornasse.”
Il giorno della scomparsa
Ritornati dalla scuola, lasciarono libri e quaderni per andare a giocare fuori. Pare che la loro intenzione fosse quella di esplorare la grotta dei Saraceni.
Sulla vicenda non si sono mai chiarite le dinamiche, ma questo gravissimo fatto di cronaca ha sconvolto l’intero paese.
Della vicenda si occuparono le cronache del tempo e alcuni giornalisti, fra cui Vittorio Paliotti che scrisse un articolo sulla “Domenica del Corriere” del 28 maggio del 1968, in un reportage dal titolo “Preghiera per tre bambini”.
“I tre erano inseparabili -scrisse Paliotti- Li chiamavano, mi è stato detto, ‘i tre pesci’ perché erano abilissimi nel nuoto, e, anzi, avevano anche un quarto amico inseparabile, Ignazio Prezioso, di dieci anni, ma quel pomeriggio, contrariamente al solito, Ignazio non si era unito a loro.
Alle dieci di sera, dunque, visto che i tre ragazzi non erano ancora rientrati nelle abitazioni, i genitori cominciarono a stare in ansia.
Giovanni La Licata, pescatore, padre di Giuseppe, Vincenzo Astorino, muratore, padre di Domenico e Clemente D’Alcamo, padre di Domenico, dopo essere andati in giro qua e là per raccogliere notizie, pensarono di rivolgersi al quarto bambino, a Ignazio Prezioso, e domandare a lui se sapesse qualcosa”.
Ignazio fornì un’indicazione che avrebbe d’ora in poi aggiunto un tassello fondamentale nella drammatica vicenda della scomparsa di Domenico, Giuseppe e Domenico. “Sì, io lo so dove stanno quei tre. Sono andati a esplorare le Grotte dei Saraceni. Volevano portare anche me, ma io ho rifiutato’, disse Ignazio. ‘Sei sicuro?’ ‘Sicurissimo. Sono andati perfino a comprare una candela, nella bottega della zia Maria, per farsi luce nelle grotte”. E zia Maria, che ha proprio un emporio in piazza, confermò: “nel primo pomeriggio, Giuseppe La Licata aveva acquistato, pagandolo dieci lire, un lumino”.
Dopo 50 anni dalla loro scomparsa, di Domenico, Giuseppe e Domenico resterà una targa che manterrà vivo il ricordo. Per sempre.