È arrivato con un cappellino con visiera, maglietta verde, jeans e scarpe da ginnastica. Ha imbracciato la chitarra e con l’immancabile armonica a bocca e ha deliziato gli amanti della buona musica per 2 ore con 22 canzoni. Senza fronzoli e senza giochi ad effetto.
Francesco De Gregori, il principe della musica d’autore italiana, ha coccolato i presenti con la sua voce unica e i suoi testi mai banali.
Le mille persone arrivate si sono diligentemente sedute davanti al palco allestito a piazza stazione a Bagheria. Pochi i ragazzini, molti i cinquantenni e sessantenni che a tratti si sono lasciati andare a cantare i brani più famosi del principe. E nel buio dello spiazzale a qualcuno sarà anche andata giù qualche lacrima, ripensando a momenti della loro vita scanditi dalle canzoni di De Gregori.
Ottima l’organizzazione, la GoMad Concerti, che evitando contatti stretti, ha posizionato 2 mila sedie, per mille persone e sottoposto tutti alla misurazione della temperatura.
De Gregori non passa per uno simpatico, ma a 70 anni ha smussato gli angoli del carattere e a tratti ha anche strappato un sorriso agli spettatori.
Ma chi c’era voleva ascoltare la sua musica e le sua canzoni, autentiche gemme di rara bellezza. Lui, armonica a bocca e chitarra a tracolla, ha iniziato con tre brani eseguiti in versione acustica. Da pelle d’oca.
Il brano inaugurale è stato “Cose”, ha poi salutato il pubblico con uno stringato “Grazie a tutti, buona sera” per andare avanti con “L’uccisione di Babbo Natale” e “A Pa” dedicata a Pierpaolo Pasolini.
Con l’ausilio di una band di primo piano, è andato avanti suonando brani celebri, intercalato con canzoni dell’ultimo repertorio.
Senza un attimo di respiro ha cantato: “scacchi e tarocchi”, “la testa nel secchio”, per poi regalare una delle canzoni più celebre come “la storia”. E’ andato avanti con “Caterina”, per proseguire con la bellissima “Atlantide” per continuare con “Titanic”, “il cuoco di Salò”, “Nero” e tirare fuori la straordinaria “Alice”.
Il repertorio di De Gregori è molto vasto, molte le canzoni messe da parte.
Apprezzate comunque: “Sangue su sangue”, la sempre bella “Pezzi di vetro” e l’inconfondibile “Generale” sulla quale il pubblico è andato in delirio dando vita a decine di telefonini pronti a registrare scampoli di concerto.
Attimi di commozione pura quando ha intonato uno dei brani più celebri: “Rimmel”, introdotta da un lungo e apprezzato assolo all’armonica a bocca.
Pubblico con gli occhi lucidi quando il principe ha intonato la splendida “La leva calcistica del 68” e la commovente “Buona notte fiorellino”. Le due ore di concerto sono filate via in maniera fluida. Il pubblico conosceva a memoria tutte le canzoni e i telefonini sono impazziti anche per “la donna cannone”. Prima del gran finale Francesco De Gregori ha cantato “Cercando un altro Egitto”, mentre per l’immancabile bis ha eseguito “Vestito del violinista” e la strafamosa “Viva l’Italia”.
E’ stato un concerto emozionante. Senza effetti speciali, senza troppi giochi di luce o gente che saltava sul palco.
Francesco de Gregori ha regalato musica e poesia. Che era poi tutto quello che chiedevano i mille spettatori. Poesia e musica. Basta.