La corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso proposto da fratelli condannati per avere abusato di due sorelle di Casteldaccia. I due attualmente sono in carcere dopo la sentenza di primo grado (confermata in appello), in base alla quale dovranno scontare una pena di 6 anni di reclusione.
Gli avvocati Stefano Vitale e Salvatore Gioia (difensori di D.M.A. e D.M.D. di 57 e 53 anni), avevano proposto ricorso in Cassazione avverso la sentenza della terza sezione della corte di appello di Palermo.
L’avvocato Letizia Coassin, si è costituita parte civile anche in Cassazione, per conto delle due ragazze. Il Tribunale ha dichiarato inammissibile il ricorso confermando la sentenza di condanna a sei anni di reclusione, interdizione dai pubblici uffici e decadenza dalla potestà genitoriale.
“Questo deve essere un incoraggiamento per le donne che subiscono e non hanno il coraggio di denunciare temendo ritorsioni -dice l’avvocato Letizia Coassin- e un monito per tutti coloro hanno idee simili contro ragazze.”
La storia risale al 2017, quando i due fratelli vennero arrestati.
Secondo l’accusa avrebbero abusato fisicamente di due sorelle approfittando della loro particolare condizione psichica. La polizia di Bagheria arrestò i due fratelli residenti a Bagheria, con l’accusa di violenza sessuale.
Le indagini, condotte dagli agenti del commissariato e dai colleghi della sezione di polizia giudiziaria presso la Procura di Termini Imerese, sono state avviate dopo la denuncia presentata dalla madre delle due vittime.
La donna era stata avvisata dagli insegnanti dell’istituto scolastico che avevano notato una delle due sorelle mentre parlava tramite messaggi, al cellulare, con uno dei due uomini poi arrestati. Da allora è iniziata l’attività investigativa che avrebbe confermato gli iniziali sospetti.
Le indagini consentirono di acquisire fondati elementi di colpevolezza nei confronti degli indagati che negli anni hanno approfittato delle particolari condizioni psichiche delle vittime per perpetrare le violenze sessuali, iniziate quando una delle ragazze era minorenne.
L’anno scorso i due vennero condannati a 6 anni di carcere e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. L’accusa avrebbe accertato che i due facevano credere, alle due ragazze, una minorenne ai tempi dei fatti, di essere i loro fidanzati.