La Cassazione ha annullato con rinvio la condanna a un anno e 8 mesi rimediata con l’abbreviato sia in primo che in secondo grado dall’imputato, per Alessandro Paternostro, titolare di un’agenzia di pompe funebri nonché rappresentante della sua categoria, nell’ambito dell’inchiesta sulle irregolarità al cimitero di Bagheria.
I giudici hanno accolto le tesi dell’avvocato Maurizio Savarese, che difende Paternostro, e hanno disposto che venga celebrato un nuovo processo d’appello per le accuse di corruzione e concussione.
L’imputato è uno dei pochi ad aver scelto il rito alternativo: la maggior parte degli altri, circa trenta, hanno optato invece per il rito normale.
Secondo la ricostruzione dei carabinieri e come era emerso me 2018, ci sarebbero state diverse irregolarità al cimitero di Bagheria. Paternostro avrebbe pagato 10 euro per portare via la bara di una donna e farla seppellire in un altro Comune senza alcuna autorizzazione.
Secondo la difesa, l’episodio sarebbe frutto di un equivoco e l’imputato avrebbe l’unica colpa di essersi trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato.
Avrebbe infatti accompagnato un altro impresario funebre che si sarebbe occupato del funerale della donna e avrebbe anticipato la somma – una specie di mancia, per l’avvocato, e non certo una tangente – al suo collega.
Nell’inchiesta finirono convolti dipendenti del cimitero e titolari di imprese funebri.
Presso il tribunale di termini imerese è in corso il processo principale.