Le onoranze funebri che hanno qualunque tipo di rapporto con associazioni criminose non potranno operare all’interno il cimitero comunale.
Lo ha stabilito il Comune di Bagheria che chiederà a tutte le agenzie funebri, che vorranno avere rapporti professionali con l’amministrazione comunale, il certificato antimafia.
“Non abbiamo smesso di porre attenzione ad un luogo sacro che merita rispetto e cura -spiega il sindaco Patrizio Cinque- e al contempo voglia sanare tutto quanto possa essere messo in regola a norma di leggere come la richiesta del certificato antimafia”.
L’amministrazione comunale fa anche sapere che il camposanto comunale ha riacquistato il giusto decoro, grazie all’azione degli operai del progetto Pai che da alcune settimane sono stati dislocati al cimitero.
Gli operai hanno ripulito i viali con una capillare manutenzione e potato le piante che versavano in uno stato di abbandono.
Nei prossimi giorni si celebrerà la gara d’appalto per la fornitura di 120 loculi prefabbricati. Le domande dovranno pervenire entro le 12,00 di martedì 30 settembre, nei locali del Comune in piazza Indipendenza.
L’amministrazione comunale ha invitato a partecipare alla gara 10 ditte, provenienti da tutta Italia, attraverso il cottimo fiduciario, che sono specializzate in questo tipo di lavori.
La somma a base d’asta è di 95.214.59 euro. Il finanziamento è con fondi comunali.
Con questa fornitura la carenza di loculi dovrebbe essere tamponata, almeno per qualche mese.
Lo scorso mese di luglio vennero requisiti 275 loculi.
Si trattava di loculi per una percentuale del 50% di quelli liberi e disponibili nella cappelle private costruite negli ultimi 10 anni. Vennero requisiti anche tutti i posti liberi nelle cappelle e i loculi appartenute a tutte le congregazioni religiose esistenti all’interno del cimitero comunale.
Il cimitero si avvia lentamente a raggiungere la normalità Bagheria dopo le numerose vicende che l’hanno visto protagonista.
Nel mese dello scorso anno scoppiò lo scandalo delle bare che venivano bruciate senza i requisiti di legge e alcune contenevano ancora resti umani. Su quella vicenda la procura di Termini ha aperto un’inchiesta ancora in corso.
Il 27 maggio scorso un incendio doloso, mandò in fumo, l’archivio che si trovava dentro i locali della struttura.