di Martino Grasso
La Corte di Cassazione ha confermato la condannata a 6 anni per la donna che nel 2014 scagliò suo figlio appena nato sul balcone del vicino. La vicenda fece il giro d’Italia. Tutti parlarono della donna che dopo avere partorito, gettò il bambino, completamente nudo. Il neonato venne ritrovato la mattina seguente. Per fortuna vivo.Adesso la condanna per la madre è diventata definitiva. Anche la Corte di Cassazione ha confermato la condanna per L.C.N. 43 anni: colpevole del reato di tentato omicidio.
I fatti si verificarono la notte dell’8 aprile del 2014 a Bagheria, in via Giovan Battista Marino, nei pressi dell’autoparco comunale. La donna intorno alle 3,00 di notte, partorì da sola, al primo piano della sua abitazione, dove viveva con la sorella maggiore e l’anziano padre, cieco.
Dopo le contrazioni si rinchiuse nel bagno e diede alla luce il bambino. Raccontò successivamente di avere tagliato il cordone ombelicale con un paio di forbici.
Aveva da tempo deciso di non tenere suo figlio. Voleva affidarlo a qualcun altro e pensò ai vicini.
Appena partorì andò nel balcone e decise di lanciarlo nel balcone del vicino, sempre al primo piano, facendogli fare un volo di almeno 3 metri. Il bambino era completamente nudo. Pare che sia scivolato per alcuni metri. Quel piano era disabitato e solo nelle prime ore del mattino gli abitanti del piano terra si accorsero della presenza del neonato sul balcone. Chiamarono subito il 118 e poco dopo la polizia.
I sanitari si accorsero che le condizioni del bambino erano gravi. Il neonato era immobile. Venne ritrovato in ipotermia, ma per fortuna non presentava nessuna frattura. E soprattutto era vivo.
Venne riscaldato con un phone e subito dopo condotto al Buccheri La Ferla a Palermo. Il bambino venne chiamato Angelo Raffaele. La polizia non impiegò molto a risalire alla mamma.
La donna confessò subito quello che aveva fatto. Sostenendo che alla base del gesto c’erano i cattivi rapporti con la sorella e il padre.
In fase processuale però, durante il dibattimento, è stato accertato che la donna aveva deciso di disfarsi del bambino perché non voleva che si sapesse in giro che era rimasta incinta.
E’ stato anche appurato che il padre era un uomo residente in Calabria con il quale aveva avuto una storia sentimentale nel frattempo interrotta.
La Cassazione ha confermato la pena di 6 anni per la donna dopo la riduzione di un terzo a seguito del rito abbreviato. E’ stata anche condannata al risarcimento dei danni per 500 mila euro nei confronti del bambino.
L.C.N. ha finora trascorso la condanna agli arresti domiciliari in una casa famiglia. Alla donna è stata anche tolta la patria potestà.
La Cassazione ha anche confermato l’assoluzione per la sorella maggiore della donna che è risultata estranea ai fatti.
Il piccolo Angelo Raffaele, invece, è stato affidato ad una famiglia che ne aveva chiesto l’affidamento.