Tre collaboratori di giustizia appartenenti alla famiglia mafiosa di Bagheria, sono stati condannati per avere commesso delle estorsioni ai danni di imprenditori e bar locali.Le condanne prendono spunto nell’ambito delle operazioni Argo, Reset 1 e Reset 2.
E sono stati gli stessi collaboratori ad avere ammesso di avere compiuto le azioni criminose.
I condannati sono: Sergio Flamia, Antonino Zarcone di Bagheria e Vincenzo Gennaro di Altavilla Milicia.
Il collaboratore di giustizia di Ficarazzi, Stefano Lo Verso, è stato invece assolto.
Flamia è stato condannato a 3 anni per associazione mafiosa e per avere commesso 14 estorsioni, Vincenzo Gennaro è stato condannato a 2 anni e 8 mesi, per 10 estorsioni, mentre Antonino Zarcone è stato condannato a 3 anni, per una decina di estorsioni.
Assolto Stefano Lo Verso che ha sempre negato di avere messo a segno l’esorsione ai danni dell’imprenditore di Bagheria Domenico Toia costretto poi al fallimento.
Lo Verso era difeso dall’avvocato Monica Genovese. I tre condannati invece da Monica Genovese, Carlo Fabbri e Silvio Nistico’.
Il pubblico ministero era Bruno Brucoli.
I tre condannati dovranno invece risarcire le parti civili, fra cui le associazioni antiracket con delle somme che variano da 5 a 10 mila euro. Si tratta di previsionali e le somme definitive saranno stabilite successivamente.
Sono stati stabiliti anche dei risarcimenti a favore di alcuni imprenditori di Bagheria che avevano ammesso le estorsioni.
Complessivamente, nel 2015, furono 36 gli imprenditori che ammisero di avere subito dei taglieggiamenti per i quali sono stati condannati, in altri processi, i responsabili.