di Martino Grasso
Aveva accoltellato il fratello maggiore e a distanza di 3 mesi è stato definitivamente assolto dall’accusa di tentato omicidio perché ritenuto incapace di intendere e volere. Protagonista della vicenda G.C. di 20 anni. La sentenza definitiva è stata emessa l’altro ieri dal giudice per le indagini preliminari Michele Guarnotta del Tribunale di Termini Imerese.
Al giovane è stata applicata la misura di sicurezza della libertà vigilata per un anno e sei mesi e “affidato al dipartimento di salute mentale ed eventualmente destinato ad una struttura sanitaria idonea in relazione alla patologia psichiatrica della quale è affetto”.
G.C. la sera del 20 aprile scorso, intorno alle 21,30, era all’interno della casa materna, ad Aspra con gli altri componenti familiari. I carabinieri intervennero dopo una segnalazione anonima e arrestarono in flagranza di reato per tentato omicidio, il giovane di appena 20 anni che aveva poco prima accoltellato il fratello maggiore senza apparente motivo.
Il giovane venne arrestato ma poi rilasciato perché non capace di intendere e volere.
La famiglia del giovane era difesa dall’avvocato Fabio Trombetta.
“Il giovane era disturbato -dice l’avvocato Trombetta- , non si sa per quale causa. Dice la madre forse, a seguito di una storia amorosa finita male. Sta di fatto che, da circa quattro anni, dava evidenti segni di depressione, di chiusura relazionale, di inversione del ritmo sonno-veglia, e anomalie del comportamento.
E sta di fatto che, era stato dimesso dal servizio psichiatrico pubblico di diagnosi e cura, (contro il parere dei sanitari), pochi giorni prima del fatto delittuoso con terapia antipsicotica e diagnosi di “disturbo schizofreniforme” il tutto a seguito di un Trattamento Sanitario Obbligatorio richiesto dalla madre, perché il figlio rifiutava di sottoporsi alla terapia antipsicotica, di avere contatti con altri e di sottoporsi alle cure.
Per l’avvocato Trombetta il reato venne commesso da persona non imputabile.
“L’imputato non aveva cioè la capacità di intendere e di volere al momento del fatto per vizio totale di mente. Sono state acquisite diverse testimonianze e una consulenza tecnica che arrivano alla medesima conclusione: in quel drammatico istante C.G. viveva uno stato psicotico con un forte scompenso tanto da non rendersi conto di quello che stava facendo. E da non ricordarlo neppure successivamente, a causa di un’amnesia. Da tempo l’uomo era stato colpito da una profonda depressione e su quella patologia si erano innestati altri fattori (tra cui disturbi del sonno) che avevano scatenato un maledetto cortocircuito mentale destinato a fargli perdere lucidità e autocontrollo.”
Per l’avvocato quindi quanto accaduto è stato l’epilogo (per fortuna senza conseguenze per la vita) di un soggetto malato, non curato adeguatamente. Che per errore, limiti culturali, sottovalutazione, è stato dimesso troppo in fretta dal servizio psichiatria, con la conseguenza di quello che è successo.
“Il giovane attualmente si trova in un centro riabilitativo a Castellammare del Golfo dove sta seguendo un percorso terapeutico con buoni risultati grazie anche alla famiglia che si è stretta attorno a lui e lo sta aiutando a uscire dal “buco nero” in cui si era smarrito. Certo tornare alla vita, piena e completa, non sarà facile. Ma è un traguardo possibile.”