Il pesante contributo nella lotta alla mafia, da parte dei giornalisti, con la morte di 8 di loro, è stato al centro di un interessante dibattito svoltosi nel teatro comunale.
L’evento è stato organizzato dal comune di Bagheria e da Assostampa.
Sono state ricordate le figure dei giornalisti morti dalla mafia come Cosimo Cristina, Mario e Giuseppe Francese e Pippo Alfano.
A ricordarli sono intervenuti Francesca La Mantia, che ha scritto un libro su Cristina, Giulio Francese, figlio di Mario e fratello di Giuseppe, Chicco Alfano, figlio di Pippo Alfano. Intervenuti anche i giornalisti Leandro Salvia e Roberto Leone.
Ha moderato l’incontro la giornalista Marina Mancini.
Nel corso della manifestazione sono intervenuti anche alcuni studenti che hanno presentato alcuni video e lavori svolti nel corso dell’anno scolastico, sempre sul tema della lotta alla mafia.
I saluti per conto dell’amministrazione sono arrivati da parte degli assessori Antonella Insinga ed Emanuele Tornatore.
Insinga ha ricordato che “La mafia non è solo i morti ammazzati. Ma è una questione cultuale.”
Emanuele Tornatore ha ricordato le varie iniziative da parte del comune anche sulla lotta alla droga, spesso gestita dalla mafia. Ha poi ricordato la frase di Isaia: “Isaia: per amore del mio popolo non tacerò e di Giuseppe Francese: “vi auguro l’ansia della giustizia”.
Francesca la Mantia ha ricordato Cosimo Cristina, giornalista ucciso a Termini Imerese il 5 maggio 1960. “Cristina ha portato alla luce -ha detto- la mafia di Termini.”
Molto intensi gli altri interventi. di Giulio Francese ha ricordato il padre Mario e il fratello Giuseppe: “Bisogna raccontare la storia di persone che non si girano dall’altra parte. Mio padre ha dato tanto e ha ricevuto poco. E’ morto a 54 anni, il 26 gennaio 1979. Mio fratello Giuseppe ha raccolto i testi di mio padre per capire a fondo. Il suo lavoro è stato fondamentale per i giudici. Mio fratello era un gigante fragile. E’ morto suicida il 2 settembre 2002.”
Anche Chicco Alfano ha raccontato la storia del padre, Beppe, ucciso a Barcellona Pozzo di Gotto. Il 9 gennaio 1993.
“Mio padre scoprì che Santapaola viveva a Barcellona Pozzo di Gotto. Ne parlò e pagò con la vita per il suo lavoro. Venne ucciso con vari colpi di pistola, fra cui uno in bocca.”
Interessanti anche i racconti di Leandro Salvia e di Roberto Leone che hanno parlato dell’importanza della professione del giornalista.