Un fragoroso applauso degli oltre 600 fedeli che erano presenti all’inaugurazione, ha salutato lo svelamento del Cristo Risorto, un’opera stilizzata che sovrasta l’altare – mensa nel presbiterio dell’aula liturgica della parrocchia di San Pietro Apostolo.Il parroco, don Luciano Catalano, che nell’occasione celebrava il suo 48° anniversario di ordinazione, ha ripercorso tutte le tappe che hanno portato alla realizzazione dell’opera artistica.
“E’ un sogno che si avvera – afferma – bisogna crederci, non potevo arrendermi al sorriso irriverente di chi aveva goduto della tremenda botta che io e la Comunità avevamo subito per quell’incidente che vanificò attese e sforzi economici circa la prima realizzazione”.
Sei anni fa nella mattinata del sabato santo per un tragico incidente, la precedente opera delle dimensioni di 5,80 per 3,50 metri, si frantumò a terra.
“Adesso dopo anni di altra attesa, di altri sacrifici, con la Comunità godo quest’ultima opera del maestro Edo Janich -aggiunge-. Un tessuto leggero, un ricamo di luce, un intreccio sublime che nella figura delle stelle esprime il Cristo pasquale ieri, oggi, sempre e noi tutti entriamo i questo cerchio di luce e di vita e così tutto il cosmo diventa “Ostia – presenza” reale di Cristo. Questa è un’opera alta che lega in uno tutte le altre già presenti nella chiesa, donando armonia, eleganza e bellezza alla celebrazione del Cristo glorioso e vivo tra noi”.
L’opera artistica è costituita da 2.523 stelle e 16.456 punte in ottone rivestite in foglia d’oro.
“E’ stato un impegno improbo che abbiamo realizzato dopo una intensa riflessione, accompagnata dalla preghiera – afferma Edo Janich – debbo ammettere che non è stato facile, infatti sono stati realizzati molteplici modelli del Cristo prima di giungere a quello definitivo”.
A fungere da parete un grande mosaico delle dimensioni di 50 metri quadrati, composto da oltre 400.000 tessere in marmo di Carrara. L’originalità cromatica dei colori del mosaico estremamente significativi e le forme singolari del Cristo risorto, costituisce un’opera dal grande significato teologico, anello di congiunzione con l’ultima stazione della “Via Crucis” della sepoltura di Gesù che si può notare alla destra dell’area absidale della chiesa.
Il costo dell’opera è stato sostenuto dalle libere offerte dei fedeli che mensilmente hanno versato una quota in denaro. Nel corso della celebrazione ha preso la parola una delle collaboratici del parroco, la direttrice del coro parrocchiale Marilena Cirrincione.
“Non posso non scomodare il famoso filosofo russo Dostoevskij, il quale affermava che la bellezza salverà il mondo – ha detto – ma lo stesso scrittore ribalta la questione con un’altra affermazione: “Il mondo salverà la bellezza”, quasi a voler sottolineare che il punto centrale in tutto ciò di cui si sta parlando non è esattamente la bellezza fine a se stessa ma il bene, perché – continua – chi cerca la bellezza in modo assoluto è destinato a fallire. Il bello deve mescolarsi con il bene ed è in questo dualismo cosmico dialogico del bene e del bello che si innesta il linguaggio del nostro Risorto, sia quello del 2012, sia questo che viene mostrato per la prima volta alla comunità, pertanto sono due i linguaggi che si intrecciano. Del bello ne parla il linguaggio artistico in relazione al bene espresso dal linguaggio teologico, linguaggi imprescindibili, complementari, unitari che convergono verso la stessa meta: vivere la Risurrezione di Cristo nella nostra vita. Non dimentichiamo che l’arte sacra nasce principalmente per comunicare messaggi divini – teologici superando il concetto di bello, e cedendo il posto al bene come messaggio”.