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martedì 22 Aprile 2025

martedì 22 Aprile 2025

Bagheria. La morte di Sara Campanella. La dirigente Tripoli: “educhiamo i figli alla sconfitta”

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sara campanella
6 minuti

La dirigente scolastica del Liceo Classico di Bagheria, Carmen Tripoli, frequentato negli anni passati da Sara Campanella, la giovane di Misilmeri di 22 anni, uccisa a coltellate, a Messina, da un collega universitario, con una lunga lettera aperta, intervene sulla vicenda.
Le sue sono parole piene d’affetto per la ragazza morta ma rivolge delle riflessioni profonde sia ai ragazzi che ai genitori dei giovani.
“Mi amo troppo per stare con chiunque”. Questa frase dovrebbe diventare un mantra per tutte le generazioni di donne, giovani e meno giovani. Sara è stata, nella sua breve vita, pienamente consapevole del proprio valore. Sara ha scelto e selezionato con cura le amicizie e gli amori, ha cercato anime affini alla sua, ha tenuto volutamente lontana, seppur con gentilezza, ogni persona che potesse intralciare il suo percorso di vita fatto di studio, di amicizie sincere, di profondi affetti familiari, di sane relazioni, di amori freschi, puliti e spensierati.”
La dirigente Tripoli, continua dicendo che a Sara non è bastato il suon atteggiamento a proteggerla da un qualsiasi “chiunque” che si è arrogato il diritto di spezzare la sua vita.

“La morte di Sara -continua la dirigente- è uno schiaffo in faccia, è un pugno nello stomaco per tutte noi, perché di fronte alla sua morte non ci sono giustificazioni che tengano. Non possiamo dire a noi stesse, come spesso purtroppo accade, “a me non sarebbe successo”. Non possiamo trovare conforto nel “sì, ma io avrei gestito la situazione diversamente, io lo avrei lasciato subito, io avrei denunciato, io avrei, avrei, avrei …” No, la morte di Sara ci conduce sull’orlo del baratro e ci costringe a prendere coscienza che nessuna di noi è al riparo, che nessuna è sicura, perché la violenza non conosce ragioni ed esplode incontrollabile anche nell’animo dei “bravi ragazzi”. Si, proprio dei “bravi ragazzi” cresciuti in famiglie “normali” dove la sera si cena tutti assieme con i cellulari in mano e ci si illude di vivere nel Matrix dei social, un mondo nel quale tutto ruota attorno ai nostri desideri e ai nostri bisogni, un mondo parallelo dove non sono contemplate imperfezioni e debolezze, dove la parola urlata ha più valore della dialettica e dove i nostri figli, vigilati speciali, devono essere tenuti, ad ogni costo, al riparo da delusioni e fallimenti.”
La dirigente conclude rivolgendosi alle famiglie.
“Mi preoccupano le famiglie, sempre più numerose, che difendono a spada tratta i propri figli pur in presenza di azioni deplorevoli e comportamenti indifendibili, mi preoccupano le minacce di adire alle vie legali per una valutazione negativa e mi preoccupano i ricorsi al TAR per una non ammissione (succede anche questo… ma succede anche che la scuola il ricorso lo vinca appieno con spese tutte a carico della famiglia). La preoccupazione si fa paura però quando i figli, consapevoli dei propri errori, si mortificano e si vergognano dei toni e delle argomentazioni usate dai genitori e li invitano a tacere e a non difenderli ad oltranza, ammettendo di aver sbagliato. È il fallimento del ruolo genitoriale!”

Carmen Tripoli conclude dicendo che i genitori devono tornare ad essere padri e madri per i figli.
“E’ faticoso -dice- ma lo dobbiamo a loro che sono sperduti, disorientati, fragili, indifesi, impregnati da una cultura che giustifica la rabbia, la violenza, il dominio sull’altro.
La morte di Sara sia un impegno a educare al rispetto, alla consapevolezza, all’amore che non è possesso. Sia un impegno ad educare al NO e ad accettare un rifiuto, sia uno stimolo a ritrovare dentro di noi i limiti oltre i quali non possiamo e non dobbiamo andare.
Cari genitori, la vita vera spesso non concede seconde occasioni, allora finché i figli sono a scuola educhiamoli ad accettare la sconfitta perché ritrovino in se stessi la forza di risorgere, prepariamoli a fronteggiare l’ingiustizia che inevitabilmente incontreranno tra i banchi di scuola e incoraggiamoli ad affrontare il fallimento con leggerezza. «Prendete la vita con leggerezza, che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore» (Italo Calvino)

carmen tripoli
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