E’ certamente uno fra gli artisti bagheresi più originali e interessanti degli ultimi decenni.
Parliamo di Nino Rizzo, artista poliedrico che non può essere catalogabile. Pittore, disegnatore, viaggiatore e soprattutto un innovatore. Affronta la vita con ironia, forse con disincanto, spesso con una matita in mano.
Negli ultimi anni ha trasformato la sua casa in un museo straordinario “L’oasi Blu” aperta a chi ha voglia di viaggiare con la mente e con le immagini.
Ma Nino non si è fermato, da anni ha creato una sorta di viaggio immaginario nella storia di Bagheria con 43 tavole che fanno parte del ciclo delle allegorie. Ed è al lavoro con un rotolo largo 50 centimetri e lungo 10 metri che certamente farà parlare di sé. Ha al suo attivo anche alcune mostre. L’ultima risale al 2011.
Nino Rizzo ha accettato di spiegare come è nata l’idea delle allegorie che potrebbe diventare a Bagheria una mostra unica nel suo genere.
“Come spesso capita, e la storia ce lo insegna, grandi invenzioni, scoperte geografiche, correnti artistiche, non nascono a tavolino ma con una certa dose di casualità, e le allegorie nascono così. Mi trovavo alla stazione ferroviaria di Bagheria come mi capita spesso; sul secondo marciapiede trovo un interessante punto da fotografare. In un punto esatto si vede, guardando la palazzina, il binario, l’insegna con la scritta Bagheria e in fondo, l’uscio con un bel gioco di luci e ombre. Scatto la foto.
Si, perché inizialmente non ho pensato al disegno ma alla foto in sè stessa. Ma da qui il passo è stato breve, perché mi sono chiesto perché non farlo diventare un disegno? Ed a amano a mano che le realizzavo, mi staccavo dalla realtà, i pendolari sono diventati personaggi storici, Renato Guttuso che con una valigia di cartone piena di sogni parte alla volta di Roma, il principe Giuseppe Branciforti che arriva in queste terre “solinghe e scure” dando l’addio alla sua corte di Palermo, Goethe che sceglie Bagheria come ultima tappa del “Grand Tour”… Da questa prima tavola nesce il ciclo “allegorie”, un percorso visionario, trasognato, ironico… in una Bagheria senza tempo.”
Sapeva quante ne avrebbe fatte?
“Assolutamente no, è un ciclo nato per caso, senza un vero progetto, senza sapere quando l’avrei terminato, sono nate 43 tavole ma se ne potessero realizzare ancora altre se solo ne avessi la volontà, ma come è sempre accaduto nel mio percorso artistico, mi piace sperimentare, ricercare nuovi stimoli, nuove tecniche, nuovi soggetti. A dirla tutta sta nascendo un altro progetto che si può inserire in questo ciclo, è un rotolo fittamente disegnato largo 50 centimetri e lungo 10 metri, a differenza delle allegorie che misurano ognuna 50 per 70 centimetri.”
Che Bagheria esce fuori da queste tavole?
“A questa domanda dovrebbe rispondere il fruitore, ma la domanda stessa mi dà la possibilità di dare delle chiavi di lettura, in modo che non vengano travisate certe raffigurazioni. Ogni tavola ha una tematica particolare. Si passa falla politica, alla regione, dai problemi ambientali ai venti di guerra nel nostro mondo, dall’amarcord di personaggi “baarioti” vissuti a personaggi reali che li ritroviamo attualmente passeggiando per lo “stradonello”, dalle tematiche sulla donna alla mafia. Ma questi temi sono visti, almeno spero si colga sotto la lente dell’ironia, della fantasia. Questo ciclo di grafiche non vuole essere una testimonianza storica del passato della nostra città, una indagine sulla sua origine né tantomeno uno studio sociologico sui baarioti, per questo ci sono storici e luminari sicuramente preposti per questo tipo di indagine. E’ se vogliamo considerarla tale, un omaggio alla terra che mi ha dato i natali, ai personaggi illustri che l’anno fatta conoscere nel mondo ed alla gente poco considerata ma non per questo meno interessante.”
Diventerà una mostra?
“Indubbiamente spero di si, è dal 2011 che non faccio una personale perché in un certo modo mi sono dedicato di più a realizzare l’Oasi Blu, ma adesso questo ciclo di grafiche mi sembra all’altezza di reggere una esposizione, le allegorie sì, mi sembrano mature per uscire fuori dal mio studio e sopportare i giudice del fruitore.”
