di Martino Grasso
La sua è una di quelle storie che per fortuna hanno un lieto fine. Giuseppe Ferrera, meglio conosciuto come Josè, è un giovane di 19 anni, affetto dalla sindrome di Down.Non vuole però sentirsi chiamare disabile. Lo è per gli altri. Ma non per lui.
E infatti Josè fa tante di quelle attività che non tutti i giovani della sua età, anche normodotati, riescono a fare.
Josè ha vinto il campionato italiano di para-taekwondo.
Da anni frequenta la scuola alberghiera, settore sala alla scuola, dove ha vinto un concorso diventando il migliore cameriere della scuola e parteciperà ai campionati italiani che si svolgeranno a Verona nei prossimi giorni.
Da oltre un mese segue uno stage al bar Don Gino a Bagheria come cameriere. Una vita intensa la sua, ricca di soddisfazioni. Josè vive con la famiglia, il padre Carmelo, ex commerciante, 55 anni, la mamma Giulia rappresentante commerciale, e la sorella Morena di 15 anni. Josè culla un sogno: “mi piacerebbe avere una palestra tutta mia e insegnare il mio sport preferito. Mi piacerebbe anche lavorare come cameriere in un famoso albergo.”
Al bar Don Gino di Bagheria serve cocktail e vino ai clienti. E regala sorrisi.
E’ consapevole di avere una famiglia splendida: “sono contento di avere questi genitori. Voglio essere un bel figlio. Voglio andare in alto.” Della sua vita dice: “io non sono disabile. Sono un po’ lento. Ma non sono disabile. Lo sono per gli altri”.
La sua vita, inevitabilmente, non è stata semplice. Forse più per le barriere mentali che gli altri hanno eretto che per le sue reali difficoltà. E’ stato sempre sostenuto dai genitori che non gli hanno tarpato le ali e rinchiuso in una campana di vetro, come forse avviene in casi simili. E fare lo stage nel bar Don Gino non è stato semplice.
Ma grazie alla tenacia e alla perseveranza della sua famiglia ce l’ha fatta.
“Mi chiedeva perché gli altri si e io no? -racconta la mamma Giulia- mamma, mi diceva, dobbiamo lottare per ottenere questa opportunità.”
E così dopo tante peripezie Josè è riuscito a seguire lo stage come tanti altri suoi compagni. E’ grazie alla mamma Giulia che il ragazzo riesce a vincere le barriere burocratiche e mentali che erano state erette. “Josè ha chiesto e ottenuto un suo diritto -continua Giulia- voleva un’opportunità.
Ma malgrado l’evoluzione e il progresso per i ragazzi diversamente abili non tutto è concesso. Basti pensare che non esistono i trasporti scolastici, per i tagli delle amministrazioni. Comunque oggi assistiamo, grazie alla caparbietà e alla forza di non mollare mai, a questa piccola conquista.
La sua è una lezione di vita che può valere per tutti. Vorrei anche ringraziare i responsabili del bar Don Gino per avergli dato questa straordinaria possibilità” La mamma di Josè lancia un messaggio anche ai genitori di tutti i ragazzi disabili: “avere un figlio down non è una tragedia. Quel cromosoma in più è solo amore. A Josè nessuno potrà mai spegnere i suoi sogni”.