Il giudice per l’udienza preliminare Nicola Aiello ha condannato Pietro Liga 49 anni, a quattro anni di carcere.
Oltre a Liga sono state condannate anche la moglie Rosa Costantino, 52 anni, e la figlia Maria, di 25. Entrambe sono state condannate a un anno e dieci mesi ciascuno con il beneficio della sospensione della pena.
Decisivo è stato il venire meno dell’aggravante di mafia, chiesto e ottenuto dagli avvocati Jimmy D’Azzò e Dario Gallo.
Liga, già colpevole di associazione mafiosa, secondo la Procura, avrebbe preteso di lavare l’onta di un’offesa con i soldi. Per lui è scatatata la tentata estorsione, ma senza l’aggravante del metodo mafioso.
I fatti sarebbero avvenuti nel carcere Pagliarelli di Palermo.
Secondo l’accusa Liga avrebbe avazato richieste estorsive da agosto ad ottobre 2014 nei confronti di un altro detenuto.
Quando era ancora al Pagliarelli e prima di essere trasferito a Tolmezzo, Liga avrebbe avvicinato la vittima, nella cappella. Avrebbe preteso 20 mila euro. In caso di mancato pagamento sarebbero scattate le ritorsioni nei confronti dei familiari dell’imprenditore del settore di forniture edili, oltre che presunto mafioso.
La cifra sarebbe scesa a 2 mila e 500 euro, che i parenti del detenuto avrebbero dovuto consegnare alla moglie e alla figlia di Liga, in base alle direttive ricevute durante i colloqui.
Proprio i colloqui carcerari avrebbero rappresentato, più volte, l’occasione per avvicinare e fare pressioni sulla moglie del detenuto.
Tutto sarebbe stato raccolto dalle microspie. Scattarono gli arresti chiesti dai pubblici ministeri Francesco Mazzocco e Caterina Malagoli ed eseguiti dai carabinieri del Comando provinciale e della compagnia di Bagheria.