di Martino Grasso
5 milioni di euro per i danni morali e materiali subiti. E’ la richiesta di risarcimento avanzata dai titolari del locale “Cafè 113” lungo la strada 113 a Casteldaccia, alla Guardia Costiera di Palermo, dopo il sequestro di prodotti ittici lo scorso 19 agosto.
I titolari del locale, la famiglia Tomasello, difesi dall’avvocato Giuseppe Martorana, a seguito della notizia diffusa, hanno presentato una denuncia-querela per abuso d’ufficio, induzione al falso e diffamazione a mezzo stampa al Tribunale di Palermo. Lo stesso Tribunale il 20 settembre scorso ha annullato il sequestro dichiarandone la nullità ed ordinando la restituzione dei beni in sequestro.
In altre parole, era stato somministrato ventresca e non verdesca (una specie di squalo mediterraneo) al posto del pesce spada, come sostenuto.
L’avvocato Martorana sottolinea che “il metodo seguito nell’operazione di sequestro e la diffusione della notizia ai mezzi di informazione, palesemente falsa ed inventata ha determinato un danneggiamento irreversibile all’immagine del ristorante che immotivatamente s’è visto relegato in prima pagina ed attenzionato dai mezzi di informazione al ludibrio dell’opinione pubblica, integrandone, tale condotta, una deformazione dell’immagine e conduzione nell’avventore abituè ma soprattutto nel nuovo”.
Va anche ricordato che non era stato possibile restituire i beni sequestrati (8,8 chilogrammi di gambero, 5 tranci di pesce spada e, 5,1 chilogrammi di tocchi di pesce spada e 5,1 di ventresca) perché all’indomani del sequestro, accertato il buono stato di conservazione dai responsabili dell’Asp di Palermo, erano stati dati in beneficenza alla missione “Speranza e Carità” di Palermo di Biagio Conte.