La bagherese Caterina Licatini, deputata nazionale, in Commissione Ambiente continua a porre il caso della cattiva gestione delle acque reflue italiane nel più generale quadro della tutela delle acque e dell’ambiente.
La Portavoce si occupa sin dall’inizio del suo mandato, con particolare riferimento alla depurazione siciliana: “ci sono interventi bloccati da decenni, iter che spesso si riducono a rimbalzi di responsabilità o finiscono nel dimenticatoio”, sottolinea la deputata bagherese, “come ad esempio un appalto del Comune di Palermo per un valore di 11 milioni, che avrebbe dovuto rimuovere gli scarichi a mare dei collettori fognari esistenti in corrispondenza della foce del fiume Oreto e di quello in via Diaz, aggiudicato due anni fa della sezione territoriale dell’Urega, i cui lavori non sono mai cominciati con gravi e persistenti ripercussioni sulla qualità delle acque del mare palermitano in molti tratti non idonea all’uso balneare”.
“In numerose Regioni, soprattutto del Sud Italia, molti lavori, che non sono rientrati nella gestione commissariale riferita agli interventi da eseguirsi negli agglomerati oggetto delle procedure di infrazione, sono rimasti nella gestione, spesso carente, delle amministrazioni locali che, in alcuni casi, hanno provveduto all’aggiudicazione provvisoria degli appalti e stanziato risorse per lavori che non sono mai stati avviati, con gravi e persistenti ripercussioni sulla qualità delle acque del mare, rese non balneabili”: questo il nodo centrale dell’interrogazione dall’On. Caterina Licatini.
Le procedure della Corte di Giustizia Europea che riguardano l’Italia sono quattro, di cui due di condanna. La Sicilia rappresenta la Regione maggiormente colpita dalle infrazioni, ed è per questo motivo che la proposta, avanzata circa 2 anni fa della deputata Licatini, di svolgere una inchiesta sulla depurazione delle acque reflue in Sicilia, è stata accolta dalla Commissione Ecomafie con l’espletamento di missioni, sopralluoghi e audizioni nell’isola. Con l’interrogazione di oggi, la richiesta è di predisporre un intervento di ricognizione e monitoraggio sullo stato di attuazione degli interventi di collettamento, fognatura e depurazione delle amministrazioni titolari di agglomerati non conformi alla direttiva 91/271/CEE che non sono nella gestione del Commissario Unico per la depurazione, anche per verificare la capacità tecnica ed economico-finanziaria delle medesime amministrazioni locali nella realizzazione degli interventi, attivando, laddove necessario, il potere sostitutivo dello Stato per porre rimedio ad una continua violazione della normativa.
La Sottosegretaria alla Transizione Ecologica, On. Ilaria Fontana, assicurando che il Ministero seguirà con attenzione le criticità evidenziate ha sottolineato, nella sua risposta, che “la Regione Sicilia non ha ancora provveduto a dare piena attuazione al servizio idrico integrato e ai relativi obblighi normativi. La mancata attuazione comporta l’esistenza di criticità organizzative, gestionali ed infrastrutturali” e che il Ministero della Transizione Ecologica nell’ambito del progetto “Mettiamoci in Riga” ha avviato un’azione di affiancamento nei confronti della regione Sicilia, con 5 protocolli di intesa tra lo stesso Ministero, la Regione e Assemblee Territoriali Idriche di Messina, Catania, Siracusa, Trapani e Agrigento.