Centoquattro anni fa nasceva Leonardo Sciascia. Nel giugno del 1975 si candidava con renato Guttuso al consiglio comunale di Palermo nelle liste del Pci.
Leonardo Sciascia è una bella bandiera letteraria di cui andare fieri. I suoi personaggi sono proiezioni della nostra realtà, ma mai nella realtà: il distacco era dato dalla sua prosa elegante, aulica. Ma era all’interno di una logica realistica quando si occupava di politica: partiti, magistratura, chiesa… : e quando si addentrava nei meandri della Giustizia che tutte le istituzioni coinvolgevano. Ne consigliamo la lettura. Nella sua totalità. Anche Renato Guttuso fu una nostra bella bandiera: Sciascia apprezzava il pittore e spesso si occupò dell’arte bagherese, anche di quella non legata a Guttuso.
I due intellettuali si presentarono candidati nelle liste del PCI al Consiglio comunale di Palermo alle elezioni del giugno del 1975. Sciascia era indipendente. Sia Sciascia, arrivato secondo dopo Achille Occhetto, sia Guttuso vennero eletti. Si dimetterà all’alba del 1977, dopo circa un anno e mezzo di esperienza consiliare.
Vi chiederete: Perché? Credo che la risposta più volgare che vi si possa dare sia quella che Sciascia non apprezzò il “compromesso storico” lanciato da Enrico Berlinguer nei mesi successivi. Sciascia non era imbecille e aveva capito da tempo che il PCI era ben consociato col Potere democristiano a cui fingeva di opporsi. Sciascia volle toccare con mano cosa succedeva all’interno di quel Consiglio. Disse che non gli veniva consentito di alzare qualche macigno per vedere che vermi ci fossero sotto. Quanto vi partecipò Renato Guttuso che aveva altre cariche istituzionali? Il nostro Renato aveva pose e movimenti da artista. E il PCI sapeva usare i suoi artistici specchietti per le allodole. L’amicizia fra Sciascia e Guttuso finirà per altri motivi: Renato Guttuso teneva alla “Ragion di partito”, Sciascia alla “Ragion dell’intellettuale non organico”: sulla scia di Elio Vittorini e di Pier Paolo Pasolini e di pochissimi altri.
Leonardo Sciascia ritornerà alla politica partitica. Si candiderà, giugno 1979, nelle liste del Partito Radicale. “Disse e si contraddisse”. Scandalo. E ora vi voglio offrire una citazione tratta dal libro “La fabbrica dell’orgoglio” (una genealogia dei movimenti LGBT), scritto da Massimo Prearo:
-Che la situazione tra il PR e il PCI, alla vigilia delle elezioni politiche del 1979, fosse tesa è testimoniato anche dalla candidatura spiazzante dello scrittore Leonardo Sciascia nelle liste dei radicali. Sciascia era stato consigliere comunale del PCI a Palermo tra il 1975 e il 1977, prima che decidesse, deluso, di dimettersi. In uno scambio tra Sciascia e il pittore suo amico Renato Guttuso, candidato alle elezioni politiche del 1979 nelle liste del PCI, appare chiaramente come lo scarto che esisteva tra i due partiti fosse misurabile proprio sulle questioni legate ai diritti civili. Così Guttuso:
“Il Partito radicale, essendosi accorto che con la difesa di tutti i diritti civili, da quelli degli omosessuali a quelli dei terroristi o presunti tali, si avevano consensi ha sviluppato di più questa azione”.
E la risposta di Sciascia che rimarca come, sulla scacchiera politica, la politica dei diritti era proprio ciò che caratterizzava il PR: “Tu prima parlavi di identikit, l’identikit dei radicali. Quali i loro punti-forza? Io direi principalmente i diritti civili, quindi la Costituzione, quindi il Parlamento e la sua funzione”. (Op. cit. pp. 107-108, Ed. ETS).
Massimo Prearo ricava le citazioni di Guttuso e Sciascia da “L’Espresso” del 5 agosto 1979.
Tutto questo era nella realtà partitocratica. Ma sapete da cosa erano legati Renato Guttuso e Leonardo Sciascia? Entrambi non si sono mai accorti che a Palermo dal settembre 1976 operava il FUORI! e che gli omosessuali al FUORI! aderenti avevano avviato numerose eclatanti battaglie. Di questa realtà altamente letteraria ed artistica i due non se ne sono mai accorti. Eravamo su tutti i giornali. Non potevano non ignorarci. Ma entrambi ci regalarono tanto silenzio. Sciascia molto di più: viveva a Palermo e il FUORI! era nato a Villa Sperlinga e faceva lotte quotidiane sotto la sua casa. Neanche Matteo Collura, a cui noi dobbiamo molto, si è mai accorto di ciò. Come potete vedere anche la Sinistra più colta era omofoba e i “diritti civili” degli omosessuali li vivevano come altri fiori in cerca di occhiello. Fate ricerca e vedete se trovate qualche loro parola. Che pena! Ecco perchè, ai due, ho sempre preferito Pier Paolo Pasolini! Valeva di più. Anche da morto. Giusto per staccarci dalla retorica del centenario della nascita. Preferisco l’attualità della crescita.