di Angelo Puleo
Che cosa sono questi “giardini condivisi”? da dove e perché nascono?
I “giardini condivisi” altro non sono che delle aree verdi, perlopiù di proprietà pubblica, gestite, grazie ad un comodato d’uso gratuito, da associazioni di cittadini. Queste aree, anche abbandonate o comunque spesso in cattivo stato di manutenzione, sono state, per grandi città europee e americane, il campo di applicazione di una nuova stagione urbanistica volta al recupero di ogni area a verde esistente in centro come in periferia, e questa adesso giunge anche in Italia. La Carta PolliceVerde, i Community garden, i “lotti municipali” sono esempi di giardini condivisi già prodotti rispettivamente in Francia, in Inghilterra ed in Svezia. In Italia, ovvero, a Milano, a Bologna, a Roma, sono una pratica ancora sperimentale, ad eccezione di Bergamo dove i “giardini condivisi” sono già una pratica consolidata.
Perché mai i “giardini condivisi” potrebbero essere un utile atto d’indirizzo per l’Amministarzione comunale bagherese?
Sono certo tutti hanno una nitida fotografia del decoro urbano della nostra Bagheria e delle sue aree destinate al verde, ma permettetemi ugualmente di spendere qualche, ahimè, non rosea considerazione personale, che credo sia anche oggettiva.
Cominciamo dall’ammettere che storicamente la città di Bagheria raramente, per non dire mai, ha mostrato delle best practice inerenti al decoro urbano, tantomeno al verde urbano e alla cura di parchi e giardini, a dispetto di una spesa comunale media annua (nell’ultimo triennio) che si aggira intorno ai 30mila euro.
Nonostante le alberature eseguite più di un decennio fa col Sindaco Valentino nelle nostre più importanti vie cittadine e le importanti opere di riqualificazione di alcune piazze prima abbandonate e degradate – progettate col Sindaco Fricano e realizzate col Sindaco Sciortino – è doveroso riconoscere che è ancora assente a Bagheria quel decoro urbano funzionale all’inizio di quel percorso politico-amministrativo che dovrebbe condurre alla nascita di un’altra Bagheria … quella alla quale desidero, voglio e credo di poter contribuire a realizzare con l’aiuto dei miei colleghi consiglieri, dell’Amministrazione e, soprattutto, dei nostri concittadini.
… una Bagheria che, con la sua riscoperta bellezza e ordine, metterebbe in imbarazzo le innate lacune di senso civico della popolazione bagherese …
… una Bagheria che con l’affascinante e ancora non del tutto scoperto e studiato passato storico, con un patrimonio monumentale e artistico-culturale inestimabile, con delle bellezze naturali di tutto rispetto, riuscirebbe ad attivare e ottimizzare il tanto discusso e decantato tema del turismo e la sua profittevole filiera produttiva.
Come tutte le grandi imprese, come tutte le operazioni e scelte che modificano radicalmente il corso degli eventi, è necessario cominciare dalle piccole cose, da quelle più semplici, da quelle decisioni apparentemente banali e inefficaci che poi si scoprono efficienti leve per sollevare problemi ben più seri e gravosi: l’idea dei “giardini condivisi” potrebbe essere una di queste, ecco perché ho presentato un Ordine del giorno sull’argomento al consiglio comunale.
Bagheria è una città che va amministrata, non è solamente un Ente economicamente da risanare, per questo chiedo al Consiglio comunale tutto di analizzare con attenzione quanto propongo e rinnovare il nostro impegno affinché Bagheria riconosca l’utilità e il profitto di avere, non solo un Sindaco e una Giunta, ma soprattutto ben 30 Consiglieri, cittadini bagheresi eletti democraticamente, che vigilano e chiaramente indicano possibili e interessanti indirizzi di crescita e miglioramento della città.
E’ ormai chiaro a tutti in quale epoca socio-economica ci troviamo, tutti abbiamo compreso che molte cose sono cambiate: il modo di amministrare la cosa pubblica, quello di fare politica. E mi rifiuto di vedere quest’ultima come un cancro maligno, come la causa di tutti i mali, piuttosto, desidero rimarcare che la politica è e deve oggi essere, anche e soprattutto, condivisione.
Oggi, più di ieri, chi amministra una città deve necessariamente ricercare nuove risorse, nuove forze motrici, e chi meglio della stessa società civile può colmare ciò che con o senza demerito un’istituzione comunale non può offrire? Perché mai la società civile, guidata e opportunamente regolamentata dall’Amm.ne comunale, non può valorizzare il proprio territorio? Perché non provare a far valorizzare il territorio dagli stessi suoi utenti?
“Potere alla gente” è uno degli slogan più accattivanti di David Cameron (Primo ministro britannico), che vuol significare che le persone e le associazioni di cittadini possono gestire da sole una serie di funzioni che normalmente sono monopolio dello Stato o di una piccola Amm.ne comunale. E non è il solito e banale tentativo di delegittimare le Istituzioni pubbliche e politiche, non è la retorica del nuovo civismo, non è l’ormai inflazionata sceneggiata della pseudo cittadinanza libera dalla politica e per questo interessata ai veri problemi della società.La Big Societyè, invece, un progetto che guarda a favore all’autonoma iniziativa del sociale, che apprezza l’idea di auto-organizzazione dal basso nel governo di beni comuni.
E pensare che l’attuale Sindaco, nel suo programma elettorale ha dato parecchio spazio a concetti, principi e idee molto vicine a quanto ho brevemente descritto e poi? il nulla!
Sarei felice se qualcuno dell’Amm.ne potesse dedicare qualche ora del suo prezioso tempo alla lettura dell’interessantissimo progetto della Big Society, potrei così forse sperare che chi è al comando dell’imbarcazione “Città di Bagheria” possa cambiare rotta e tradurre in fatti quanto decantato qualche anno fa …
Se pensiamo che il nostro quartiere debba essere migliorato, che lo spazio pubblico esistente scarseggi e sia per giunta degradato, la prima cosa da fare è parlarne con altre persone: vicini di casa, amici, commercianti. Parlarne con chiunque possa essere interessato all’idea di riqualificare un’area realizzando uno spazio pubblico aperto a tutti e condiviso, ovvero, gestito collettivamente.
Il “giardino condiviso” contribuisce a valorizzare le risorse locali tessendo delle relazioni con altre strutture (associazioni di residenti, scuole, parrocchie, case di riposo, centri sociali, negozi nelle vicinanze).
Il “giardino condiviso” propone attività collettive al fine di promuovere l’educazione e la formazione di adulti e bambini, il rispetto per l’ambiente, la creazione e consolidamento di legami sociali.
La concertazione e il coinvolgimento sono due importanti aspetti che portano alla partecipazione degli abitanti del quartiere alla vita del “giardino condiviso”: feste, pranzi di quartiere, esposizioni, momenti di preghiera per i fedeli, cafè concerto e così via…
Un “giardino condiviso” è un luogo di vita aperto al quartiere, conviviale e formativo, che favorisce l’incontro tra generazioni e culture diverse.