Presta servizio a Bagheria, il carabinieri al quale, lunedì notte, è stata incendiata la macchina, posteggiata in via Cesare Terranova a . La notizia è stata riportata da vari giornali, fra cui Il Secolo XIX, Repubblica e La Stampa.
La pista che convince di più gli investigatori – scrive il quotidiano La Stampa- porta a sabato scorso, quando il giovane carabiniere palermitano al quale stanotte è stata fatta esplodere l’automobile, una Mercedes, ha visto due ragazzi che cercavano di rubare una macchina, li ha inseguiti nonostante fosse libero dal servizio e, insieme agli agenti di due volanti, li ha arrestati. Un’operazione ordinaria per un militare dell’Arma che ambienti vicini ai due finiti in cella – uno è un pregiudicato – non sarebbe proprio andata giù. L’attentato che ha distrutto la macchina del carabiniere, un trentenne in servizio alla stazione di Bagheria, insomma, potrebbe essere stato fatto per vendetta.
Per dare una lezione al militare, la notte scorsa, qualcuno ha cosparso di benzina la Mercedes, parcheggiata in via Terranova, a pochi metri dalla casa della vittima, vicino corso Calatafimi a Palermo, e ha piazzato accanto al veicolo una bombola gpl esplosa fragorosamente appena è stata raggiunta dalle fiamme. Il boato è stato forte. Tanto da essere avvertito dagli abitanti dei palazzi vicini, che portano ancora sui muri anneriti i segni dell’attentato, che sono scesi in strada presi dal panico. Nessuno, però, ha visto nulla. E l’unica videocamera della zona è piazzata davanti a una gioielleria abbastanza distante dal luogo in cui l’auto era parcheggiata.
All’arresto fatto sabato scorso dal militare, preceduto da un rocambolesco inseguimento dei due ladri scoperti per caso mentre armeggiavano vicino a una macchina, gli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Maurizio Scalia, sono arrivati scandagliando la sua attività lavorativa. A Palermo da poco tempo, dopo un’esperienza in Lombardia, il giovane carabiniere faceva attività ordinaria nella stazione: dall’ordine pubblico, al controllo su strada. Nessun compito investigativo, nessun’inchiesta sulla criminalità organizzata.
L’unico episodio «particolare» sarebbe quello di sabato. Anche se gli inquirenti non escludono altre piste: come una contravvenzione fatte dal militare alla persona «sbagliata». Ipotesi, però, poco convincenti se confrontate alla violenza dell’attentato. Nell’esplosione schegge di bombola, ora all’esame della Scientifica, sono arrivate fino a 25 metri dall’auto: per i pm se qualcuno si fosse trovato vicino alla deflagrazione sarebbe stata una strage. Di certo, però, la mafia non c’entra. E non ci sarebbero neppure collegamenti con la vita privata del militare che, domani, potrebbe essere sentito dai magistrati. (lastampa.it)
nella foto il luogo dell’esplosione