Stava tentando di fuggire e per questo motivo i militari della Dia lo hanno arrestato.
E’ finito in manette questa mattina Antonino Messicati Vitale, 42 anni, ritenuto responsabile dei reati di associazione mafiosa e tentata estorsione.
Messicati Vitale qualche mese prima dell’operazione Sisma (aprile 2012), con cui era stato eseguito un provvedimento di custodia cautelare nei confronti di appartenenti al mandamento mafioso di Misilmeri – Belmonte Mezzagno, si era allontanato dal territorio nazionale, evitando di esser tratto in arresto.
Il 7 dicembre 2012, venne arrestato in un villaggio turistico di Bali e, grazie alla collaborazione dell’Interpol, tratto in arresto.
Solo il successivo 11 dicembre 2013 venne estradato in Italia e sottoposto all’obbligo di dimora nel comune di Ficarazzi.
L’arresto di oggi nasce dalle sue accertate responsabilità in ordine alla sua perdurante appartenenza a Cosa nostra, quale reggente della famiglia mafiosa di Villabate, e al pericolo di fuga rilevato in sede investigativa.
Le indagini.
Le responsabilità penali cristallizzate nel provvedimento di fermo derivano da indagini successive alla sua estradizione. In particolare, è stato documentato il ruolo del Messicati Vitale capo famiglia di Villabate e di responsabile di un tentativo di estorsione in danno di un commerciante di carni della zona.
Il suo spessore criminale viene evidenziato appieno dal rinvenimento di un pizzino a lui fatto recapitare da Silvestre Girgenti, gioielliere di Bagheria che si rivolge a chi gode di indiscussa autorevolezza per avere una intercessione e ottenere la restituzione del denaro.
Ma la storia mafiosa di Messicati affonda le proprie radici molto più lontano. Già con le indagini Sisma, Argo e Reset, con cui sono stati disarticolati i mandamenti mafiosi di Misilmeri, Belmonte Mezzagno e Bagheria, era stato evidenziato il suo ruolo di vertice tanto temibile quanto spregiudicato.
E i collaboratori di giustizia, quelli passati e quelli recenti, ne confermano in modo inequivocabile la caratura mafiosa.
In particolare, Stefano lo Verso, nel 2011, dichiarava: “… Nel 2010 durante la detenzione con Comparetto, dallo stesso ho appreso che “a Villabate si muoveva Tonino Messicati che era uscito da poco dal carcere” e “Tonino è un tipo che per il quale andare ad uccidere una persona è come comprare un pacchetto di sigarette …”.
Successivamente, Sergio Flamia definiva Messicati Vitale Antonino “il vero capo del mandamento di Bagheria … un uomo d’onore della famiglia di Villabate molto influente e potente … addirittura sovraordinato a Zarcone Antonino”.
Queste dichiarazioni trovano ulteriore conforto in quanto esternato recentemente da Antonino Zarcone: “E’ … uomo d’onore di Villabate. Dopo l’arresto di Giovanni D’Agati ha preso in mano la direzione della locale famiglia ed ha anche favorito la latitanza di Gianni Nicchi … Nel 2011 io sono stato affiliato nella famiglia di Villabate anche se dovevo fare parte della famiglia di Bagheria, alla presenza dei fratelli Messicati Vitale, Tonino e Fabio, e Lauricella … Io, Gino Di Salvo e Tonino Vitale avevamo un ruolo direttivo del mandamento di Bagheria; Nicola Greco era all’oscuro della nostra affiliazione …”.
Il pericolo di fuga
Secondo gli investigatori Messicati Votale stava pensando alla fuga.
Le intercettazioni sul suo conto avevano consentito di accertare come l’uomo, già titolare di un passaporto italiano, si fosse adoperato non solo per procurarsi un passaporto falso ma anche per acquistare maschere in silicone ad alta definizione.
Questo particolare interesse è emerso anche negli ultimi giorni. Da qui il timore del pericolo di fuga e il conseguente provvedimento di fermo.