Chiude l’emittente televisiva “TeleJato” gestita da Pino Maniaci.
A provocarne la chiusura, le nuove disposizioni nazionali. Oltre a TeleJato, infatti, il provvedimento colpisce altre decine piccole emittenti siciliane. Fa notizia la chiusura della piccola televisione del vulcanico Pino Maniaci che per anni ha combattuto la mafia, finendo a sua volta in un’inchiesta giudiziaria, da cui ne è uscito pulito qualche anno fa. L’emittente partinicese non dovrebbe chiudere definitivamente, visto che lo stesso Maniaci ha garantito che continuerà a combattere Cosa Nostra attraverso la pagina web e con una web tv.
TeleJato già 10 anni fa rischiò di restare fuori dal digitale e allora dopo alcune proteste era riuscita ad essere inserita in un consorzio. “Non c’è riuscita la mafia coi suoi attentati a farci chiudere, non ci sono riusciti pezzi del tribunale di Palermo e ci riesce lo Stato. Le nostre frequenze sono state vendute al 5g. In Sicilia ha vinto l’appalto la Rai in altre regioni Mediaset. Adesso per avere un canale tutto nostro è davvero tutto più difficile -dice Maniaci- Al momento trasmettiamo in streaming sul sito Telejato.it sui canali social e siamo riusciti ad avere su Tvm alcune finestre per i telegiornali che vanno in onda alle 14 alle 15, dalle 20.30 alle 21.30 e da mezzanotte all’una.”
TeleJato iniziò le trasmissioni nel 1989, legata a Rifondazione comunista, Pino Maniaci, imprenditore edile, la rivelò nel 1999. Gli studi tenevisivi erano all’interno di una stanza di pochi metri quadri e utilizzava un computer. L’intento era quello di combattere la mafia e i poteri forti.
Negli anni la tv si è contraddistinta per battaglie dure contro Cosa Nostra, usando spesso anche un linguaggio schietto e senza fronzoli.
Molte le denunce alla mafia presente nei paesi limitrofi: Alcamo, Partinico, Castellammare del Golfo, San Giuseppe Iato, Cinisi e Corleone.
Negli scorsi anni, l’attività divenne anche una serie tv prodotta da Netflix, con lo stesso Pino Maniaci a impresonare se stesso.
Nel 2009 chiese la tessera dell’ordine dei giornalisti, ottenendola subito dopo, evitando anche l’accusa di esercitare l’attività à abusivamente.
Nel 2016 venne travolto da un’inchiesta giudiziaria, con l’accusa di avere favorito alcuni boss della zona. Nel 2021 venne scagionato completamente.