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venerdì 18 Aprile 2025

venerdì 18 Aprile 2025

Il Covid-19 e la nuova questione meridionale. di Nicolò Benfante

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di Nicolò Benfante

In questo periodo di incertezza economica e confusione legislativa, ho avuto modo di seguire i recenti fatti accaduti la sera del 07 Marzo in quel di Milano; notizie e fatti che hanno dell’incredibile e mi hanno lasciato incredulo.
Scene distopiche sono state riprese presso la stazione Centrale di Milano.Perché? veniamo ai fatti.
Il tutto ha inizio dal famoso contagio epidemiologico che ha avuto il battesimo in Cina e si è propagato sino al nostro Paese, infettando come previsto interi paesi e città del Nord Italia in particolar modo la regione Lombardia che sembra essere la più colpita ed esposta al contagio di questo virus denominato “COVID-19”.
Infatti, pur in considerazione di dettati allarmismi giornalistici e proclami nazionali della protezione civile, in primis questo aspetto è stato preso sotto gamba o per meglio dire sottovalutato dai più, sia per le differenti versioni di eccellenti virologi, sia per la bassa percentuale di infetti come da dati pubblicati, sia per la causalità di contagio su soggetti immunodepressi o affetti da patologie pregresse, sia perché intesa come una influenza dalla sintomatologia più persistente; tutto faceva presagire che si potesse avere un controllo della situazione mantenendo alcune accortezze come chiudere le scuole, i cinema i teatri, evitare luoghi di assembramento e cercare di rispettare il decalogo delle principali norme igienico-sanitarie.
Ebbene, durante il tardo pomeriggio del 07 Marzo, mentre stai sorseggiando un aperol spritz con degli amici, magari seduto in uno dei locali prospicenti ai navigli, magari sei a fare una passeggiata per il centro, magari ti trovi in casa a leggere un libro o vedere un film in tv, “qualcuno” (il virgolettato indica l’incerta provenienza) ha diramato “volutamente” o “ingenuamente” un bollettino-comunicazione di una chiusura immediata per quarantena di tutta la regione Lombardia, con la conseguenza immediata di una restrizione del territorio; tutto ciò ha causato un allarmismo generale, un caos repentino ed incontrollato di una massa di persone (emigrate) che senza riflettere, ha preferito abbandonare questi luoghi e decidere di ritornare nel proprio paese, nella propria città riversandosi come una folla impazzita presso la stazione centrale e prendere il primo treno disponibile per la destinazione appropriata.
Fin qui il breve e succinto racconto distopico di quanto accaduto.
Riflettendo e volgendo maggiore attenzione sulle vicende accadute, non posso non esimermi dal riportare una mia analisi che inesorabilmente sfocia in un contesto prettamente economico.
Infatti, in primis tendo a far constatare che la fuga di circa 20.000 persone, tra giovani studenti, lavoratori e non, ha permesso di evitare un incremento del contagio che poteva innalzare il picco dell’epidemia a stretto giro; inoltre, non a caso, si è alleggerito di molto il carico ospedaliero dei ricoveri, peraltro già al collasso, parimenti da tale situazione si ha un controllo sociale ed economico più specifico di tutto il territorio.
Eppure qualcosa non torna.
La storia, come sempre, nella sua ciclicità temporale sembra ripetersi.
Da alcuni mie appunti ho avuto modo di rileggere alcuni dei passi storici inerenti la questione meridionale; allorquando il Nord, privando il Sud (Regno delle due Sicilie) dei suoi capitali, riesce a trarne un esclusivo vantaggio per svilupparsi industrialmente; oppure gli investimenti e le infrastrutture del nord sono state create con il sudore e le braccia di lavoratori del sud, oppure leggo di passi storici che il Sud in rapporto alle sue capacità diede allo Stato un contributo di tasse ed imposte superiore a quelle del Nord; ed infine anche l’arretratezza economica e l’imperante analfabetismo ha giocato a favore del Nord causando una lacerante condizione sociale che sfocierà nell’emigrazione quale valvola di sfogo e di speranza per sopperire alla mancanza di lavoro e sfuggire alla povertà.
E’ vero la storia si ripete!
Il Nord in un contesto di salute pubblica a causa di un contagio virale, prima di poter applicare ulteriori misure restrittive anti-Coranavirus, anziché chiudere le porte della città e tutelare i cittadini, ha concesso l’ultima “Chance” di fuga o esodo a migliaia di persone in preda al panico in un clima di pura e palese psicosi.
Le conseguenze, per certi versi ipotizzabili, sono a dir poco drammatiche soprattutto in quelle zone del meridione, parzialmente contaminate, laddove il contagio virale si estenderà con maggior facilità a causa di tutti questi rientri oltre alla difficoltà di ricovero per la carenza di posti letto nei presidi ospedalieri non adibiti e pronti a combattere una portata virale come il COVID-19.
Non posso che essere indignato di quanto accaduto e forse non è stato dato il giusto peso a tutto ciò.
Certamente stiamo vivendo un clima di ansia, caos e perdita del senso comune.
Ricordo a me stesso che volgendo lo sguardo a ieri, percepivo uno spirito di prodigalità, buonismo, antirazziale, apertura verso gli altri; ed invece al primo sputo virale mi ritrovo a scrivere una pagina differente per ceto tra Nord e Sud, tra industriale e dipendente, tra l’aristocrazia ed il proletariato, tra il ricchezza ed assistenzialismo; questo è un momento in cui il divario sociale non dovrebbe sussistere è ingiustificabile; tuttavia mi rendo conto che, per quanto la storia Ci insegna, la questione meridionale sembra rilevarsi più che mai irrisolta e sempre più controversa.
Il Sud è un problema politico!
“La questione meridionale da tempo è seppellita nell’indifferenza. Un’indifferenza molto comoda: perché affrontarla significa porsi domande di fondo sugli indirizzi e sulle scelte per il paese, e discuterne a fondo, pubblicamente; significa tornare a parlare di politica, nel senso più alto del termine”. (Prof. Gianfranco Viesti)

 

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