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sabato 5 Ottobre 2024

sabato 5 Ottobre 2024

L’Europa e i paesi del Mediterraneo

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9 minuti

di Pino Fricano

Nei prossimi giorni sarò a Milano, al congresso di + Europa, un progetto politico che sta suscitando l’interesse della “meglio gioventù”, dove se ci sarà lo spazio penso di portare il seguente messaggio.
La crisi migratoria che sta mettendo in discussione la democrazia, nei principali paesi europei che si affacciano sul mediterraneo, nonché la tenuta stessa dell’Europa, ha le basi nell’abbandono della strategia di Barcellona e nel prevalere egemonico degli interessi tedeschi.
L’abbandono del mediterraneo, come luogo di libero scambio di uomini e merci, ha indebolito le economie e la spinta democratica delle primavere magrebine, disgregando quel possibile filtro di presidi umanitari, sotto il controllo dell’UHCR che ad est è rappresentato dalla Turchia, il cui ruolo è stato pagato interamente dall’Europa.
L’apertura e l’integrazione, solo ad est, ha prodotto un surplus commerciale tedesco ed una crescita economica di paesi a democrazia non matura (gruppo di Visegrad), che stanno minando la tenuta democratica dell’intera Europa.
In questo contesto l’errore, dei governi di centro sinistra, è stato quello di subire il fenomeno, compreso un ruolo non sempre trasparente di alcune associazioni umanitarie che gestivano le navi ed i centri di accoglienza, di gestire l’accoglienza senza programmazione ed integrazione, gravandosi del costo col solo vantaggio di poter aumentare il debito.
Qui è la radice dell’espansione sovranista-populista, è pesata l’immagine di una Italia che si consentiva lussi solidaristici che non si poteva permettere abbandonando nell’immediato il mezzogiorno coi tagli della spesa pubblica. L’accoglienza ci è costata nel 2017 circa 5 miliardi, il reddito di integrazione, arrivato solo nel 2018, ha avuto una disponibilità di poco più di 2 miliardi, miscela esplosiva in un mezzogiorno in cui si concentra 1/3 della popolazione nazionale, 2/3 delle famiglie in povertà assoluta e di giovani disoccupati.
La strategia 5 stelle di finanziare le politiche sociali in debito per sostenere una spesa che difficilmente sosterrà la crescita dell’economia, così come quella leghista di finanziare, sempre in debito, la quota 100 con un presunto effetto ricambio, susciteranno qualche effetto positivo al Nord, dove una PA non dissestata ed un sistema produttivo forte potranno assicurare il turn over, contribuiranno all’ulteriore desertificazione economica e produttiva del mezzogiorno che ha scelto il primum vivere.
Le politiche di sostegno al reddito, in debito, creeranno condizione di insostenibilità dei bilanci pubblici minando il futuro e la sicurezza per le nuove generazioni.
Questa spirale distruttiva si può fermare solo con +Europa, con una diversa Europa, un’Europa in cui pesino di più i paesi che si affacciano sul mediterraneo, in cui si ponga un freno  al surplus commerciale della Germania, in cui ci sia un’effettiva condivisione delle politiche di accoglienza ed integrazione, delle politiche di difesa comune, delle politiche fiscali e sociali.
Servono gli stati uniti d’Europa, serve finirla con le scaramucce con la Francia per una decina di clandestini riaccompagnati oltre frontiera, la Francia, così come la Spagna, il Portogallo, La Grecia e Malta, sono i nostri alleati naturali, con questi occorre costruire un’asse euro-mediterraneo, non coi paesi di Visegrad, non con Putin, che ha un PIL leggermente superiore a quello italiano ed ha già problemi a tenere in vita la Russia.
Se vogliamo reggere alle politiche neo egemoniche di Trump, occorre non lasciare che sia solo la Cina a sfruttare le grandi potenzialità che vengono dalla crescita dell’Africa, serve +Europa, serve quell’Europa che abbiamo prima indicato, non la disgregazione e l’indebolimento dell’Europa che ci indicano i sovranisti-populisti.
In questa prospettiva un ruolo centrale possono avere il mezzogiorno ed in particolare la Sicilia, le nostre università, i nostri ospedali, i nostri centri di ricerca, adeguatamente supportati, possono costruire la base per un nuovo partenariato euro-mediterraneo e dare una prospettiva ai nostri giovani, evitando la fuga di cervelli che sta portando ad un epocale impoverimento della qualità della nostra classe dirigente.
Su questa base e sulla scorta di politiche di infrastrutturazione e vantaggio fiscale e previdenziale, a lungo termine, per le imprese che investono a sud, possiamo puntare a sviluppare la ricerca applicata nei settori energetici, farmaceutici e dell’intelligenza artificiale, settori strategici per una crescita euro-mediterranea compatibile con l’ambiente, che inverta il surriscaldamento e l’impazzimento climatico che tanti danni sta creando proprio nel nostro mezzogiorno.
Questa strategia di lunga durata, che va seguita con grande determinazione, deve fare i conti con una debolezza endemica delle classi dirigenti meridionali ed un impoverimento drammatico della pubblica amministrazione, appesantita negli organici da personale inadeguato alle sfide che pone la globalizzazione: valorizzazione delle competenze, ampio utilizzo delle nuove tecnologie, elevata capacità progettuale, rapidità nell’operare scelte e nell’attuarle.
Anche qui c’è bisogno di +Europa, abbiamo bisogno di formare gruppi operativi di giovani laureati da inserire nei gangli più importanti della PA, superando le resistenze carrieristiche dei vecchi apparati, giovani da formare in Europa o comunque col sostegno dei fondi europei nei nostri atenei, che dovranno mettere da parte vecchie logiche baronali. Abbiamo bisogno di strategie mirate per dare operatività ed efficacia agli investimenti in infrastrutture tesi a favorire adeguati fattori di localizzazione per imprese che vogliono investire.
Per questo è sbagliata la scelta operata con l’ultima finanziaria di tagliare oltre 800 milioni di euro del cofinanziamento dei programmi comunitari, 1 miliardo sugli investimenti, 2,3 miliardi alle ferrovie, centinaia di milioni di euro a ricerca e cultura, sono tutte scelte che lavorano contro il futuro delle nuove generazioni, in particolare meridionali, in cambio di una mancia elettorale insostenibile per il futuro.
Serviva e serve una buona politica, non serve demonizzare il nemico alimentando paure e rancori, la buona politica per dirla con Guccini non può essere quella “che è solo far carriera”, deve essere una politica che sappia parlare al cuore di quel ragazzo dell’Europa   della Nannini, quel ragazzo che non pianta mai bandiera : “Tu ragazzo dell’Europa -Tu col cuore fuoristrada -Tu che fai l’amore selvaggio -Trovi sempre un passaggio – Per andare più in là – Viaggi con quell’aria precaria – Sembri quasi un poeta dentro I tuoi boulevard -Tu ragazzo dell’Europa – Porti in giro la fortuna -Tu che incontri tutti per caso”. Quella politica è fatta di poche parole che debbono essere responsabilmente e umilmente vissute con coerenza e testimoniate: SERVIZIO e BENE COMUNE.

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