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lunedì 2 Dicembre 2024

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“Occorre una civilizzazione politica”

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di Nicolò Benfante

A distanza di pochi mesi dalla fine del mandato elettorale di questa amministrazione, ritengo che per la prossima tornata si dovrebbe istituire un tavolo tecnico-politico per programmare una condivisione di intenti sul/sui progetti da intraprendere, al di là delle diverse fazioni o beghe politiche che non si rispecchiano in quel pensiero comune, ma che stanno alla base di un processo di “civilizzazione politica” in una dimensione locale che agisca sul fattore economico-sociale oltre che sulla crisi ed inadeguatezza socio-culturale.

A mio modesto parere questi anni di amministrazione hanno sfigurato il volto di quella identità bagherese attraverso un mero e proprio decadimento, culturale, politico, economico e soprattutto sociale.

La mancanza di confronto con i cittadini, il divario tra la comunità e l’amministrazione, ha segnato un evidente allontanamento o ancor di più uno  sfaldamento di valori che sono alla base dell’arte politica; un’arte abbandonata a se stessa logorata e sostituita da un fenomeno sociologico dilagante e dirompente che attraverso l’etere ci ha im-posto la condizione paritaria di “illuminati” di quel sapere immediato e repentino ma povero e scarno nei contenuti di conoscenza.

Lo stesso Schopenhauer citando il De vita beata di Seneca:

Se ne deduce che l’unico modo di non essere frodati intellettualmente e, perché no, realmente, visto che anche una frode reale deriva da una carenza di conoscenza, è quello di ferrarsi sul maggior numero possibile di argomenti e di pretendere sempre delle risposte puntuali ed attinenti”.

Su questo l’attuale compagine amministrativa ha dato sfoggio di rarefatta e palpabile incompetenza.

Ritengo, inoltre, che occorra valutare e riscrivere il presente reale attraverso un progetto di Innovazione del Noi prima di poter parlare di cambiamento degli altri.

L’indice di povertà, l’emigrazione, sono piaghe sociali in continuo aumento nel nostro territorio, che hanno bisogno di immediate cure ed interventi; sono oramai ricordi lontani dei nostri padri, la “Bagheria fiorente”, industrializzata, il lavoro a bottega dei tanti laboratori artigianali, lo sviluppo e la crescita di un economia agricola che è stata barattata per un progresso cementizio di pochi ma devastante per molti.

La realtà è ben diversa. Occorre ristrutturare il presente per migliorare in   futuro.

Non ha senso amministrare senza confronto, non ha senso gestire il quotidiano senza competenze, non ha senso gestire una comunità senza maturità politica, non ha senso rivoluzionare il cambiamento sperperando denaro pubblico incontrollato.

Occorre reintrodurre il “ministero della verità”, dimentichiamo le rivoluzionarie promesse bandite da ciarlieri e millantatori del castello; apriamo le porte del castello, istituiamo il dialogo, parliamo della/con la verità alla gente, far emergere la verità, e non vestire i soliti panni della menzogna camuffata di verità, non porta a nulla; bisogna essere credibili per ottenere fiducia e stare al passo con/degli altri.

Se non invertiamo la rotta del percorso, oggi intrapreso, accentueremo ancor di più il gap tra sviluppo economico e de-crescita sociale; per usare un ossimoro orwelliano “l’ignoranza è forza”.

Siamo giunti al capolinea di una gestio che grazie alla strategia di pseudo politici che hanno creduto affidare o fidarsi del nuovo che avanza abbiamo testato e sperimentato quanto ci siamo degenerati, regrediti, abbrutiti, inglobalizzati.

Ritengo che sia il momento di non guardare l’orizzonte, (fluttuazione poetica di ricordi e fantasie), quanto piuttosto al di là del nostro naso per potere osservare i nostri piedi e capire quale terreno/territorio stiamo calpestando, quale cammino abbiamo intrapreso, se desideriamo, veramente, attuare un progetto di innovazione/rinnovamento, dal momento che il fenomeno del cambiamento oramai testato è abortito.

Se la “Nuova” classe politica/civile, e non i vetusti fantapolitici del passato,   non interviene con urgenza ed interpreta le diverse problematiche del territorio, pur con scelte non condivisibili, da parte dei cittadini che hanno riposto Loro un pieno e vero mandato di fiducia, ritengo che la dimensione politica locale possa definirsi stanziale ed inappropriata alla gestio-amministrativa, creando delle inutili pie illusioni in una realtà disagiata, disarmante e decadente.

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