La Corte d’Appello di Palermo ha inasprito le pene nell’ambito del processo Reset 2, relativamente al rito ordinario, in cui erano imputati alcuni esponenti della cosca mafiosa di Bagheria, ritenuti autori di numerose estorsioni ai danni di commercianti locali.
Due di loro, che erano stati assolti in primo grado, sono stati riconosciuti colpevoli.
Si tratta di Rosario La Mantia e Antonio Lepre, condannati rispettivamente a sei anni e due anni e 9 mesi.
Carmelo Bartolone, che in primo grado aveva avuto una condanna a 14 anni, dovrà scontarne 16 anni. E’ stato riconosciuto colpevole di altre due estorsioni.
I giudici hanno inoltre riconosciuto i danni anche alle parti civili.
La Corte d’Appello ha confermato 18 anni per Pietro Giuseppe Flamia, 8 anni per Gino Di Salvo, 3 anni e 6 mesi per Alessandro Virga.
La Corte d’Appello ha accolto il ricorso dei Pg Rita Fulantelli.
Le parti civili erano assistite dagli avvocati Giuseppe Crescimanno, Valerio D’Antoni, Ettore Barcellona e Francesco Cutraro.
Anche per il troncone relativo al rito abbreviato, la Corte d’Appello, aveva inasprito le pene per gli imputati.
Il 26 marzo 2019 il Gup Gigi Omar Modica aveva ribaltato le pene emettendo 11 condanne, aumentando da 36 anni a 90 anni le pene per gli imputati.
L’operazione Reset prese il via nel 2013 e nel 2015 a due blitz con decine di arresti per altrettanti esponenti bagheresi, colpevoli di numerose estorsione ai danni di commercianti locali. Molti ammisero di pagare il pizzo e contribuendo alla condanna degli imputati.