A Solanto si sta formando un gruppo di giovani campioni che se fino a qualche anno era una speranza, adesso è una certezza.E la conferma è arrivata durante i campionati europei di sci nautico atleti under 14 e under 17 che si sono svolti presso il Centro Nazionale Di Waterski di Roquebrune-Sur Argens, in Provenza, Francia.
Tredici gli atleti italiani che hanno preso parte alla competizione, tre dei quali rappresentavano il Club Nautico Solunto di Santa Flavia: Giuseppe Di Bernardo di 14 anni, Vincenzo Marino, 13 anni e Salvatore Martorana di 11 anni.
I giovani si allenano nel lago Rosamarina di Caccamo, sotto la guida attenta e competente di Roberto Riolo.
Ognuno di loro ha un sogno che presto potrebbe diventare realtà.
Il lago di Caccamo è il più esteso lago artificiale della Sicilia, formatosi con la costruzione della diga sul fiume San Leonardo con l’utilità di servire la rete idrica di Palermo. Spettacolare è la vista da questo angolo di paradiso che offre al visitatore l’occasione di godere, pur essendo in Sicilia, un paesaggio un po’ nordico, tra le acque del lago, il verde delle vallate e la maestosità delle Madonie.
Il Presidente della Federazione Regionale Sci Nautico, nonché allenatore del team Solunto, Roberto Riolo, insieme al suo staff accolgono con il calore e la disponibilità di chi ha la fortuna di vivere lo sport quotidianamente a contatto con la natura.
Nel suo modo di parlare dello sci d’acqua e nel tono con cui si rivolge ai “suoi ragazzi” si sente l’anima di chi, negli anni, ha fatto di questo sport una passione e la lascia bruciare dentro.”
Gli atleti sono tutti giovanissimi. Peppino, Vincenzo, Salvo, Giuseppe, Giorgia, Federica.
“Questi ragazzi sono cresciuti qui, sciando sulle acque di questo lago, allenandosi tutti i giorni, da marzo ad ottobre e, a volte anche oltre -dice orgogliosamente Riolo- la Federazione Italiana FISW regolamenta diverse discipline come lo Sci nautico il Wakeboard, il Surf e il Sup. Noi, qui, al Solunto Club pratichiamo principalmente le discipline classiche dello sci nautico: slalom, salto e trick (figure).”
Giuseppe Di Bernardo, per gli amici dello sci, DiBe, medaglia di bronzo in slalom a questi campionati europei parla di questo sport: “lo slalom è la disciplina più praticata tra quelle classiche. Il percorso di gara è formato da un corridoio rettilineo di 10 coppie di boe in cui passa il motoscafo. Lo sciatore deve entrare attraversando le onde del motoscafo nella seconda coppia di boe da sinistra verso destra, di colore rosso definita ingresso, oppure, Gate, aggirare le sei boe del campo, di numero dispari e passare fino alla nona coppia di boe di colore rosso, definita Uscita oppure Exit. Una volta raggiunto il limite di velocità, 55 km/h per la categoria under 14, si passa all’accorciamento della corda di traino. La lunghezza di partenza della corda è 18,25 m, e viene accorciata in base alle lunghezze standard. Il risultato finale è dato dal numero di boe aggirate nel campo, se non si riesce a concludere le 6 boe del percorso.”
“Lo sci nautico classico oltre allo slalom comprende altre due discipline: le figure e il salto -racconta Vincenzo Marino, medaglia d’oro europea per ben due anni consecutivi- Per fare salto si usano sci più lunghi e dello spessore massimo di 9 millimetri. Si hanno a disposizione tre tentativi per effettuare il miglior salto, attraverso una rampa”.
Salvo Martorana, invece, è molto bravo in “figure” ed ha tanta voglia di parlare: “in figure, bisogna completare il proprio programma, che è un insieme di mosse acrobatiche con la corda al piede, sempre nel tempo limitato di 20 secondi”.
Lui ha appena 11 anni e un fisico adatto a compiere queste acrobazie sull’acqua che gli hanno fatto guadagnare, per la prima volta, la convocazione in nazionale per partecipare agli europei.
Sui ragazzi parla Roberto Riolo: “i miei ragazzi hanno detto bene e se osserviamo queste tre specialità, è come cimentarsi in tre sport diversi! E’, quindi, molto difficile emergere in tutte e tre come combinatisti. Vincenzo Marino, lo scorso anno, ha conquistato la medaglia d’oro in combinata agli europei in Ucraina ”.
Quindi è naturale pensare che sia necessaria un’ottima preparazione fisica ed un bagaglio notevole di esperienze motorie anche fuori dall’acqua?
“Certamente, lo sci nautico –continua Riolo- è senza dubbio, uno sport completo che coinvolge interamente la struttura del corpo e lo rende più armonico. Ben praticato, rafforza e sviluppa dorsali, pettorali, caviglie, dita. E’ uno sport nel quale l’atleta contrasta un elemento, l’acqua, ed alcune leggi fisiche perciò è necessario un corretto sviluppo psicomotorio, senza dimenticare che, essendo uno sport ad alto impatto, la preparazione fisica è fondamentale per ridurre la percentuale di infortuni.”
Ma qual è l’età migliore per iniziare?
“Non c’è limite di età per accostarsi allo sci nautico ma, solamente chi comincia molto giovane consegue i risultati migliori. Tra i sette e i tredici anni circa, è l’età in cui i piccoli sciatori si affacciano ai primi monitoraggi/raduni federali, dai 14 anni ai 18 aumenta la preparazione specifica. L’atleta top level ha la necessità di abbinare alla preparazione fisica un gran numero di ore di allenamento in acqua e gare molto stressanti dal punto di vista mentale.”
Giuseppe Di Bernardo, perché hai deciso di intraprendere questo sport? Quali emozioni e sensazioni ti fa provare?”
”Ho iniziato a sciare sull’acqua quando avevo circa nove anni. Ho cominciato durante l’estate, quando mi sono iscritto al Club Solunto. Dopo qualche settimana che mi allenavo con gli sci, il mio istruttore ha proposto a mio padre di farmi provare questa specialità come atleta agonista e, da allora, è stata una passione che è cresciuta sempre di più. Quando pratico questo sport mi sento davvero bene: mi si libera completamente la mente, penso solo a concentrarmi su ciò che devo fare. Durante le gare, invece, prima di gareggiare sono sempre molto in ansia e molto agitato, dico a me stesso che tanto non ce la farò, ma appena entro in acqua mi concentro, l’agitazione sparisce e penso che sono lì per dare il meglio di ciò che ho imparato.”
Cosa credi d’avere imparato da questo sport?
“Lo sci nautico mi ha insegnato molto. In particolare, mi ha insegnato che non bisogna mai mollare al primo ostacolo che si incontra, anche se questo può essere un infortunio che ti impedisce di gareggiare. Mi ha insegnato anche a credere nelle mie potenzialità e pensare sempre a ciò che faccio con molta concentrazione. Ma la lezione più importante che mi ha insegnato è credere nello spirito di squadra. Certi risultati si ottengono soltanto se nel gruppo ci si fida l’uno dell’altro, se insieme si riesce a fare il gioco di squadra.”
Riolo, lei che è anche un docente di scienze motorie a scuola, quanto è importante lo sport nella vita di un adolescente?”
”Generalmente, tutti siamo poco abituati ad osservare l’evento sportivo dal punto di vista educativo. Lo sport inteso in questo modo, invece, concorre alla formazione di una personalità armonica ed equilibrata, che pone le basi per un’apertura a valori più alti quali la cultura, la partecipazione sociale e la ricerca di significati che vanno oltre gli aspetti materiali e quotidiani della vita. Fra i molti valori legati alla pratica sportiva, uno dei più importanti è senza dubbio quello della disciplina: infatti, per affrontare, nelle migliori condizioni, gli allenamenti più impegnativi e le competizioni, è necessario condurre una vita regolare, fatta di sane abitudini e di riposo, evitando eccessi. È, questo, un fattore importante per la crescita del ragazzo, che si abitua a strutturare il proprio tempo, a disciplinare i propri impulsi, a controllare il proprio carattere, a saper rispettare l’impegno preso ed i tempi da questo richiesti. Per ottenere risultati in campo sportivo, spesso è necessario saper soffrire in allenamento e durante le competizioni. Essere abituati a resistere per raggiungere un obiettivo, superare i momenti difficili di un allenamento o di una gara, sono condizioni necessarie per arrivare a livelli di prestazione ottimali e per esprimere il potenziale del singolo e della squadra. La pratica dello sport agonistico inevitabilmente prevede che i ragazzi facciano delle rinunce, siano pronti al massimo impegno e alle richieste dei preparatori atletici, sviluppino un forte senso del dovere e trascorrano molte ore della loro giornata ad allenarsi, molto spesso trascurando attività normali per la propria età.”
Per Vincenzo Marino “quest’anno abbiamo trascorso quasi tutte le nostre vacanze in giro per l’Italia, tra una competizione e l’altra e tanti allenamenti. Ora, che siamo appena rientrati, inizierà la scuola e non avremo neppure il tempo di renderci conto che le vacanze sono finite.”
Salvo Martorana: “E mentre i nostri compagni si sono fatti belle dormite per noi la sveglia è suonata sempre presto”.
Giorgia Cuffaro: “e poi ci saranno i compiti tutti i giorni e noi, che continuiamo a sciare fino alla fine di ottobre e riprendiamo ai primi di marzo, arriviamo a casa molto stanchi dagli allenamenti e il lago è pure un po’ distante da dove abitiamo. E’ difficile spiegare ai nostri insegnanti perché, a volte, non riusciamo a fare i compiti e poi fa male sentirsi dire con tono di rimprovero:” Scegli, o lo sport o la scuola”.
Il papà di uno degli atleti chiede la parola: ”Si parla tanto dell’importanza dello sport nella vita dei nostri figli e di come attraverso l’impegno sportivo è più facile e motivante tenerli lontani da una sedentarietà fatta di uso smodato e senza controllo di cellulari e video giochi che portano a contrarre obesità e pericolose dipendenze. Però, quando si trovano genitori che sono disposti a fare enormi sacrifici, non solo economici ma anche affettivi, perché non sempre possiamo seguire i nostri figli in tutte le gare, ci si presentano altre difficoltà, spesso insormontabili. Mi riferisco alla scuola che, spesso è disinformata sulla normativa che tutela gli atleti agonisti e gli Enti Locali che non stanziano mai finanziamenti per contribuire alle spese dei club sportivi. Basti pensare che per noi che viviamo completamente a sud, le distanze da coprire per ogni gara sono lunghe e costose.
Anche una mamma chiede di parlare: “io insegno a scuola e continuamente ricordo ai miei piccoli studenti che loro hanno doveri ma soprattutto tanti diritti come citano gli articoli della Carta dei diritti del bambino nello sport: ogni bambino o ragazzo ha il suo Diritto di fare lo sport, ciò vuol dire che se un ragazzo desidera avvicinarsi alla disciplina sportiva di sua scelta, l’adulto non può negargli questa possibilità, ma deve offrire al giovane le condizioni che più si adattano al suo livello. Il ragazzo va considerato non solo in virtù di una buona competenza sportiva e di una qualsiasi eccellenza dei suoi risultati, ma anche e soprattutto con i suoi limiti e la sua inesperienza. Ma ha anche diritto di essere un campione, se il giovane ne ha il talento e la voglia, a condizione che non serva unicamente ad appagare l’ambizione dei genitori, allenatori o dirigenti”.
“I nostri figli, spesso, sembrano colpevoli di fare sport -dice un’altra mamma molto accorata- Se vanno a fare una gara di domenica non hanno possibilità di un riposo giustificato. Nessuna giustificazione: assenti. Assenti come se fossero stati indisposti, se avessero perso il bus o se avessero “marinato” per andare a giocare alla sala giochi. Per la scuola italiana lo sport non esiste, altro che portare crediti come succede negli istituti statunitensi e di mezza Europa dove gli studenti-atleti che portano prestigio vengono tenuti in palmo di mano. Da noi no. La causa è nota: insegnanti e genitori, ma anche molti allenatori che non capiscono la differenza tra attività sportiva ed agonismo, non comprendono il valore dello sport. Che è innanzitutto cultura. Che è bagaglio che permette ai ragazzi di trasferire esperienze fondamentali nella vita di tutti i giorni come la capacità di sapersi programmare, organizzare, di sapere gestire le emozioni, di raggiungere gli obbiettivi. Permette di capire qual è il senso del lavoro: nello sport se uno si allena ottiene risultati così come a scuola se uno studia prende buoni voti. Infine lo sport spiega ai giovani che si può vincere ma si può anche perdere, che la sconfitta non è un dramma, anzi un punto da cui ripartire. E non è poco alla loro giovane età. Troppo spesso ai ragazzi si chiede di vincere, di avere una prestazione eccellente. L’enfasi è sulla competizione, sul risultato, quando invece dovrebbe essere sul sostegno all’impegno. La doppia carriera scuola-attività sportiva quindi va sostenuta.”
Roberto Riolo: “Eppure, il MIUR, già da un paio d’anni, si occupa della “Sperimentazione didattica studente-atleta di alto livello” Cito testualmente dal Decreto Ministeriale che ha fornito l’opportunità alle istituzioni scolastiche interessate di prendere parte ad “una sperimentazione didattica per una formazione di tipo innovativo, anche supportata dalle tecnologie digitali, destinata agli studenti- atleti di alto livello […], iscritti agli Istituti di istruzione secondaria di secondo grado statali e paritari del territorio nazionale. Il programma sperimentale ha come obiettivo il superamento delle criticità che possono riscontrarsi durante il percorso scolastico degli studenti-atleti, soprattutto riferibili alle difficoltà che questi incontrano in termini di regolare frequenza delle lezioni. L’obiettivo del programma di sperimentazione è promuovere concretamente il diritto allo studio e il successo formativo anche degli studenti praticanti un’attività sportiva agonistica di alto livello”.
Un altro genitore aggiunge: “mi chiedo, allora, come mai, proprio le scuole d’istruzione superiore disattendono queste sperimentazioni, dimostrando disinformazione e direi pure negligenza nell’attuare questi progetti? Devo essere io, genitore dell’atleta, a sottoporre al dirigente scolastico circolari così importanti ed innovative, che sono rimaste dimenticate in un cassetto?”