Nell’udienza di oggi nel processo per la morte di Roberta Siragusa la ragazza di 17 anni, avvenuta a Caccamo il 23 gennaio dello scorso anno, è stata la volta dell’unico imputato: Piero Morreale.
Morreale è accusato di avere ucciso la ragazza dandole fuoco e buttando il corpo in un burrone nella zona di Monte San Calogero.
Morreale che non ha mai confessa, anche oggi ha confermato la sua versione, dicendo che la giovane si sarebbe gettata della benzina che lui teneva in auto per mettere in moto la Vespa.
Ha detto che il rapporto con Roberta non era conflittuale.
La sera del delitto, lui non voleva uscire. Sarebbe stata Roberta a volere uscire e trascorrere la serata in casa di amici. Dopo alcune ore tornando verso casa avrebbero deciso di appartarsi al campo sportivo. Qui Roberta gli avrebbe confessato che si sentiva con un altro ragazzo. A questo punto secondo quanto ha raccontato Morreale, la giovane avrebbe preso la bottiglia di benzina se la sarebbe gettata di sopra e si sarebbe data fuoco. Morreale sempre freddo e molto sicuro ha avuto un momento di commozione. Ha detto che ha continuato a mandare messaggi a Roberta sapendola morta perché non riusciva a credere che avesse potuto fare un gesto simile.
Il giovane è stato interrogato oltre che dai giudici anche dagli avvocati che assistono la famiglia di Roberta della vittima, costituta parte civile al processo, gli avvocati Giovanni Castronovo, Simona La Verde, Giuseppe Canzone e Sergio Burgio. La tesi del suicidio era stata negata all’inizio dell’udienza dal consulente di parte della famiglia Manfredi Rubino. Il consulente ha ribattuto punto per punto alle domande dell’avvocato Giunta e ha escluso in modo categorico l’ipotesi che Roberta si sia uccisa da sola.