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giovedì 12 Dicembre 2024

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Aspra. In un libro, Stefania Lo Piparo, scrive la drammatica storia che l’ha coinvolta

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libro-stefania-fotodi Martino Grasso

E’ diventato un libro un drammatico fatto di cronaca che ha visto coinvolte due persone, un uomo e una donna.
L’uomo, Rosario Vitale, morì il 17 settembre 2007, per ferite da coltello,  la donna, Stefania Lo Piparo, 42 anni (era la moglie), venne prima condannata a 16 anni, insieme al padre, perché accusata di omicidio e poi venne assolta, in appello, con formula piena, il 19 ottobre del 2015.
Lei è anche autrice del libro. Fa la pedagogista. La coppia ebbe anche un bambino, Mauro, che adesso ha 17 anni.
La vicenda si svolse ad Aspra.
Stefania  ha deciso, come aveva promesso, di raccontare la storia in un volume: “Quando l’amore diventa follia” è il titolo molto eloquente. Ha anche deciso di devolvere i suoi diritti all’associazione “Doppia difesa”, a dimostrazione di averlo scritto non per guadagnarci dei soldi ma per raccontare la verità.
Il volume racconta la storia d’amore fra i due che ben presto divenne conflittuale, fino all’epilogo drammatico.
Vengono anche descritte le fasi processuali, prima con la condanna e poi con la definitiva assoluzione.
“Quando si parte da un fatto di cronaca -scrive Stefania- con l’intenzione di scrivere un romanzo, si ha l’assoluta certezza di non inquinarlo con invenzioni dettate dalla fantasia se chi scrive ne è la protagonista. La mia storia d’amore è stata un curioso tessuto di eventi che mi hanno attraversata facendomi soffrire molto. Ma, analizzando la mia anima con elogio alla verità, trovo che tutte le traversie vissute in questa storia, assolutamente vera, di vita coniugale, che riassume le ultime parole del rito nuziale: “…e nella cattiva sorte finché morte non vi separi”, se da un lato mi hanno cagionato dispiaceri profondi e bile, dall’altro mi hanno dato l’impeto e la forza di superare la virulenza flebile di tutte le squallide accuse nei miei confronti e un bisogno viscerale di scrivere e battagliare per la verità.”
L’autrice per evitare problemi futuri di carattere giuridico ha modificato i nomi dei protagonisti, ad eccezione di alcuni che l’hanno autorizzata ad usare il loro vero nome. E così nel libro il marito prende il nome di Giano. Come il Giano bifronte.
Nel volume si racconta la storia fatta di amore, ma anche di soprusi e violenze.
“Andrebbe suddivisa in atti e non in parti -dice Stefania- perché più che di una storia si tratta di una tragedia. Tutto quello che è successo dopo la morte di Giano, dalle indagini alla condanna, ha avuto per me la stessa capacità distruttiva di una cassa di tritolo. Ha sparso in aria pezzi di detriti che mi hanno lacerata, colpita e ferita lasciandomi provata, devastata e furibonda. Ho pensato che raccontare mi aiuterà a lenire ed a cicatrizzare le ferite.”
E forse il volume è stato l’ultimo atto di una storia iniziata con l’amore e finita con la morte.

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