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domenica 19 Maggio 2024

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“Bagheria mon amour”

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tramonto aspra
ezio pagano
ezio pagano
4 minuti

Ad Aspra, al calar del sole si vedono visioni paradisiache: “Bagheria mon amour”…

Quando gli umani si concedono il riposo del sonno e Afrodite nel silenzio della notte contempla la magnificenza della Bacharia, territorio protetto da un mantello di monti (Catalfano, Consona, Giancaldo, eccetera), tutto appare magico senza l’ausilio della sfera di cristallo. Qui, per volere della dea Atena fu eretta la fucina dell’Identità della Bacharia, dove ancora oggi si forgiano numerose eccellenze che fanno grande l’Italia.

In questo territorio di Bacharia, dove principi, duchi, marchesi e signori del feudo, diedero inizio a Bagheria e all’escalation dell’eccellenza edificandovi le loro dimore, a dispetto della leggenda di Colapesce, che narra che la Sicilia si regge su tre colonne, Bagheria innalzò più colonne: Buttitta di Parru cu ttia, Guttuso di Crocifissione, Scianna di Quelli di Bagheria, Tornatore di Nuovo Cinema Paradiso, solo per citare le colonne portanti. Qui, accarezzati dalla brezza del mare d’Aspra e dal profumo di zagara della Conca d’oro, i cantori scrivono versi, vergano storie, creano dipinti e compongono melodie.

Per non dire dei baroni universitari in numero spropositato, o dei tanti celebri protagonisti delle arti e delle scienze che spesso varcano i confini nazionali, fino all’ultima delle prodezze, la cucina gourmet rivisitata con antichi sapori da Tony Lo Coco, lo chef stellato del ristorante I Pupi, che crea all’ombra dei mostri di Villa Palagonia.

È a motivo della causa dell’arte e della cultura che in molti abbiamo sposato per passione, e che negli anni si è trasformata in lavoro, che voglio ricordare la primigenia identità di questo luogo, e lo faccio attraverso un inciso del professore emerito Franco Lo Piparo: “Che cosa sono state le Ville aristocratiche costruite a partire dalla fine del XVII secolo nella floresta dicta Bacharia (Ruggero II nel 1134) se non l’immissione massiva di cultura e stili di vita europei in un territorio allora poco abitato?”

Questa è la Bagheria che mi piace e che vorrei venisse tramandata alle nuove generazioni! L’altra, quella dei bagheresi inventori di miti, dei millantatori di primati fasulli, dei giocatori delle tre carte, dei politicanti saltimbanchi e paccottiglie varie, non mi appartiene.

Infine, ribadisco il mio pensiero sul maldestro tentativo di cambiare il motto della Città in “Città del gusto”: si lasci “BAGHERIA CITTA’ DELLA VILLE E DELLA CULTURA”, perché se è vero che la cucina può essere anche cultura, non è altrettanto vero che Buttitta, Guttuso, Scianna e Tornatore possano essere gusto. L’auspicio è quello di tornare ad una civitas terrena di questa Città, tale da assicurarci almeno una casareccia benedizione di Padre Francesco Castronovo, che della cultura e della sua diffusione, a Bagheria, ne fu il padre.

Oh Bba’haria, Bba’haria mia! / stu munnu è riccu ri biddizzi / ma, mai quantu a ttìa.

foto Giovanni Valentino

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