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venerdì 19 Aprile 2024

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Bagheria. Volevano la busta paga, licenziati. Condannata società cinese

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Erano stati licenziati per aver preteso la busta paga dai loro datori di lavoro, una società di imprenditori cinesi che adesso è stata condannata dal tribunale di Termini Imerese.
Ne dà notizia il sito livesicilia.Nell’articolo si sottolinea che i 5 lavoratori venivano impiegati nei primi tempi “in nero”, per un centro commerciale di Bagheria gestito da una società cinese, gestito dalla srl Z&H. Dopo un controllo della guardia di finanza, vennero messi in regola. E quando chiesero di poter ricevere la busta paga effettiva, vennero licenziati.
Il Tribunale del lavoro di Termini Imerese, con diverse sentenze, nel 2017 ha dichiarato nulli i loro licenziamenti, ha ordinato la loro reintegra e ha condannato l’azienda a pagare le retribuzioni maturate.
I cinque ex dipendenti, dell’hinterland palermitano, lavoravano in un noto centro commerciale di Bagheria, sulla SS 113. 
Dopo una visita ispettiva effettuata dai militari della Guardia di finanza, per la quale la società era stata obbligata a regolarizzare le posizioni lavorative, i lavoratori, assistiti dal legale della Cgil, l’avvocato Pietro Vizzini del Foro di Palermo, avevano avanzato la richiesta del regolare pagamento delle loro retribuzioni e la consegna delle buste paga.
Con le sentenze, la società  è stata condannata a reintegrare i lavoratori nei rispettivi posti di lavoro e a pagare loro le retribuzioni maturate. I lavoratori hanno richiesto il pagamento in loro favore di una somma pari a Euro 15 mensilità in sostituzione della reintegra. La società non ha mai corrisposto ai lavoratori quanto stabilito dal Tribunale e per tale motivo, alcuni di questi hanno avviato delle procedure esecutive contro la società, effettuando dei pignoramenti.
“La battaglia che abbiamo condotto a fianco di questi lavoratori è stata in primo luogo per la difesa del sacrosanto diritto a un lavoro equamente compensato e retribuito”, dichiarano il segretario della Cgil Palermo Enzo Campo e l’avvocato Pietro Vizzini. “Gli enti preposti ai controlli – aggiungono Campo e Vizzini – hanno il dovere di vigilare affinché siano garantiti i diritti principali del lavoratori e ciò al fine di evitare che nuove iniziative commerciali si trasformino in un fenomeno di dumping sociale – Occorre mantenere alta la guardia per contrastare il mancato rispetto delle leggi in materia di sicurezza, di diritti del lavoratore e di tutela ambientale, che consentono a un’impresa di ridurre i costi di produzione e quindi di vendere le proprie merci a prezzi molto più bassi di quelli di mercato. Abbiamo più volte denunziato tale situazione a tutte le autorità competenti e siamo ancora in attesa di risposte”.
Nel dicembre 2017, l’amministrazione di Bagheria ha disposto la chiusura del centro commerciale che ha poi riaperto dopo alcuni giorni.
 

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