di Domenico Aiello
Negli ultimi mesi i bagheresi hanno concentrato la loro attenzione sulle vicende politiche legate al rinnovo dell’Amministrazione comunale: la speranza di un miglioramento complessivo della qualità della vita nella città ha creato un eccesso di attenzione sulla politica e su quello che i politici dovrebbero fare per i cittadini e per il nostro paese.
L’impressione superficiale è che i cittadini stiano a guardare come si muove la nuova amministrazione e, da punti di vista opposti, fare critiche e lamentele a mai finire. Non che non ci sia materia di critica anzi… però nella città va facendosi sempre più decisa una voglia di partecipare, di associarsi, di fare cose insieme che da anni non si riscontrava.
La società civile, di cui tanto si straparlò anni fa, soprattutto quando venne meno la politica cittadina (causa ripetuti commissariamenti del Comune) cercò di supplire alla mancanza di rappresentanti politici, organizzando un Coordinamento delle associazioni bagheresi che collaborò, spesso anche criticamente, con i vari commissari prefettizi. Talora qualcuno del coordinamento dimenticò che la rappresentanza in democrazia la si ottiene solo con le elezioni e ci furono problemi.
Successivamente il ritorno alla normalità amministrativa, il protagonismo delle giunte Fricano, Sciortino e Lo Meo, e soprattutto il tracollo sociale e il declino della città hanno reso meno pressante il bisogno associativo, anche se mai sono mancati gruppi e individualità che hanno interagito e collaborato con il Comune.
L’attuale situazione esige che il cittadino bagherese alzi la testa e cominci ad utilizzare tutti gli spazi di democrazia previsti e pensarne altri, inediti e originali, per diventare un interlocutore credibile e affidabile agli occhi della pubblica opinione e dei politici locali e non.
Ognuno di noi può fare qualcosa a cominciare dall’elementare rispetto delle regole collettive e dall’esercizio del giusto diritto di critica e di denunzia per lo schifo che ci circonda. Non serve cercare sponsor e padrini fra i politici: credo che i migliori tra loro apprezzeranno di più un sano confronto tra idee diverse che una sudditanza interessata e adulatrice. Serve spirito collaborativo e umiltà e buon senso: l’ora della rassegnazione millenaria meridionale mi sembra tramontata.
L’attenzione massima dovrà essere rivolta alle speranze e alle aspettative dei giovani perché, se i giovani scappano via dalla città, Bagheria può solo morire lentamente (o forse improvvisamente, come scrive Tonino Pintacuda nei suoi sagaci racconti). E i giovani sono un patrimonio incredibile per tutti noi,una risorsa migliore del petrolio e vederli andar via ad uno ad uno lascia una amarezza appena attenuata dai loro successi fuori dalla Sicilia.
In tanti campi vi sono adesso realtà associative vivaci e fattive, spesso realizzate senza l’aiuto di nessuno e mosse da interessi vitali come la condizione del disabile, dell’emarginazione sociale, dell’animazione sportiva e aggregativa… Bisognerebbe uscire dal solito vittimismo di chi tutto pretende dagli altri e nulla è disposto a fare per gli altri: fare un passo deciso per ricostituire solide reti associative fra soggetti portatori di interessi collettivi nobili, visto che gli interessi ignobili sono sicuramente meglio organizzati ed efficaci.
I bagheresi stufi del disastro nel quale è caduta la loro città, ridotta a dormitorio maleodorante e priva di molti servizi degni di questo nome, comincino a diventare soggetti attivi della “politica fuori dal Palazzo”assumendosi la responsabilità di formulare proposte e affrontare i problemi insieme a chi governa.
Le scuole di Bagheria hanno svolto un cammino di cooperazione e si sono federate nella rete Bab-el-Gherib ( che poi altro non è che Baharya , forse Porta dei venti forse Costa) che rappresenta per gli enti locali e per le autorità europee un valido soggetto politico e culturale, capace di formazione e animazione sociale, come del resto i numerosi progetti realizzati dimostrano. Anche le associazioni dei commercianti cominciano a creare un circolo virtuoso di collaborazione tra loro e la città e comitati di cittadini insieme a gruppi di pressione sul Web si propongono come nuovi interlocutori della politica.
Ritengo che un momento di riflessione importante per la comunità baariota sia stato il film Baarìa. Tornatore con il suo racconto della storia personale e collettiva di una famiglia e di un paese, fatto con grande amore ma forte senso critico, ha forse attivato in tanti baarioti e bagheresi nativi o di adozione, una consapevolezza di appartenenza ad una medesima storia che visto momenti buoni di idealità sociali e politiche e momenti di cieco interesse individuale e di massa. L’incrociarsi dei figli e dei padri nella corsa finale ci suggerisce che ad ognuno spetta la sua fatica e il suo sogno.
Saremo noi capaci ora di volare alto e di sentirci ancora orgogliosi di essere baarioti?