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giovedì 18 Aprile 2024

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I cunti di Sicilia. “Amuri, biddizzi e dinari” di Anna Citta

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anna citta
Anna Citta
4 minuti

E chi nni vuliti? “Amuri, biddizzi e dinari su tri cosi ca nun si ponnu ammucciari”.
Così iniziava i suoi discorsi mia nonna Anna. Lei credeva molto nei modi di dire, per lei erano delle perle di saggezza antica. Cosa voleva dirmi? Non solo non si possono nascondere queste qualità ma molto spesso si ostentano per vanità o per fare da copertura a certi difetti.

Ma non era l’unico. Ricordo ancora quando diceva: ‘ogni lignu avi u so fumu, ogni bedda avi u so difettu e ogni laria avi u so talentu’, voleva dire che non bisogna giudicare dalle apparenze che spesso possono trarre in inganno. E poi la famosa frase: ‘fimmini e pisci ri mari su ristinati a cu si l’avi a manciari’.
Questo detto mi inquietava sempre da piccola. Ancora una volta si insiste sul destino e non sulle libere scelte. Il libero arbitrio non è tanto accettato dalla cultura popolare siciliana dominata, per certi aspetti, dalla componente araba. E per finire, come non ricordare il nostro detto famoso: “nuddu si pigghia s’un si rassumigghia”.
Si dice che i romani dicevano: “similes cum similibus facillime congregantur”, ognuno si accoppia con chi gli somiglia e ciò non vale solo nel campo dei sentimenti. Nella maggior parte dei proverbi siciliani è rilevabile il tratto della conservazione, e quest’ultimo detto fa parte di questa categoria. Tale proprietà è legata a una prospettiva di rifiuto del nuovo, di accettazione del proprio modo di essere. La volontà di “conservare” appartiene in gran parte alla cultura “indotta” della borghesia, alla quale fa comodo che i rapporti sociali e i privilegi che li caratterizzano rimangano immutati.
Un’atavica condizione di “vinti”, di espropriati dei rapporti sociali e del benessere economico, quasi una condizione di protezione della propria condizione in un mondo dove non c’è la libertà di scelta. Sono tutti interessanti i nostri modi di dire; li ritroviamo nel nostro vivere quotidiano. Sarebbe bello non perderli ma coltivarli come fiori in un giardino.
Baciamu li manu!

Anna Citta è una docente di Lingua e Letteratura Inglese. Vive a Porticello, un piccolo borgo marinaro. Ha due grandi passioni: il mare e il dialetto siciliano. Da circa 10 anni Si interesso di tradizioni popolari e di detti tipici del nostro dialetto, usi e costumi, proverbi e altro. Il suo è uno studio senza fine, una grande passione che coltiva nel tempo libero. Pensa che studiare una lingua sia il modo giusto per entrare nella vita della gente, per capire i sentimenti di un popolo e il loro modo d’essere, per sentirne gli odori, i sapori e conoscere il dolore della gente. Per questo ama la Sicilia e la sua sicilianità.

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