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sabato 27 Luglio 2024

sabato 27 Luglio 2024

I cunti di Sicilia. “Lu spinnu e lu pitittu” di Anna Citta

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anna citta
Anna Citta
5 minuti

Ma chi vi cuntu steinnata? I suòliti cuosi, statemi a sentire.
Dovete sapere che nella nostra lingua siciliana la parola ‘desideriu’ avi assai significati. Li paroli ‘spìnnu’ e ‘pitìttu’ nni fannu parti. ‘Pitìttu’ è un sustantivu allitterante, si tratta di una ripetizione spontanea, in questo caso, di una serie di suoni acusticamente simili. Dalle nostre parti se si ha pitìttu si può avere uno sfizio culinario: pitìttu ri na fedda i caìnni, pitìttu ri cosi ruci; ma addu puntu c’è puru u ‘spinnu’.

Spinnu è un desiderio chiù forti, qualcosa che si desidera con tutta l’anima ma non si può ottenere. E allura semu spinnati di fare qualcosa, di manciari qualcosa che da tanto tempo non fa parte delle nostre abitudini. U spinnu veni puru cu ciavuru di cose belle e invitanti.
Spinnu di cose antiche, sapori e persone. ‘Staiu spinnannu ri viririti’ indica il desiderio di stare con una persona, di vederla e di viverla. Spinnu che viene nel cuore per le cose che mancano. ‘Pitìttu’ invece ci riporta a una parola della lingua latina: appetitus.
Nella nostra terra, quindi, il pitìttu può rappresentare proprio la voglia irrefrenabile di mangiare una particolare prelibatezza, qualcosa di dolce o salato. Non a caso esiste l’espressione idiomatica smuòviri u pitìttu, cioè stuzzicare l’appetito, e che cosa se non gli odori e i ricordi a smuovere tutto ciò? Le sfaccettature del pitìttu non si fermano qui. La sua valenza può essere anche più sensuale, e riguardare quindi la sfera dell’attrazione amorosa, così come può applicarsi all’ambito delle voglie improvvise.
Tipico è lo spinno della donna incinta. Le sue voglie culinarie vengono accontentate all’istante nzamaddiu perda il picciriddu. Si perché è una credenza antica chista della perdita del nascituro se non vengono soddisfatte le voglie irrefrenabili della donna incinta. E poi ricorderemo la frase tipica: ‘livàrinni ri pitìttu’, ossia toglierci il desiderio, nel senso di soddisfarlo con qualcosa che ci appetiva. Ne ricorderemo ancora un altro: ‘fa rapiri u pitittu’ di cosa buona e succulenta.
Se invece il desiderio di mangiare qualcosa è più forte useremo la frase: staiu sprucchiannu ru pitittu’ tradotto potrebbe essere: ‘ho una gran fame da star male.’ Si esalta, con questo detto, l’ormone siculo che stimola improvvisamente nell’individuo un intenso desiderio famelico di cibo, comu si fussimu incinti, fimmini e masculi, putemu diri che la fami un canusci genere. Sulu in Sicilia si prova quel desiderio particolare che è lu spinnu.
Ma no un desiderio qualunque! Le origini dello spinnu sono molto antiche e ci portano indietro ai tempi dell’antica Grecia. Allora esisteva la parola σπ′ανις (spànis) significava desiderio smodato. Trasferendosi da quell’area geografica alla Sicilia e venendo contaminata da altre parlate, quella stessa parola si è trasformata in spìnnu.
Ancora oggi non è cambiata l’intensità di quel desiderio che così tanto ci fa penare. La lingua siciliana dimostra di essere davvero straordinaria: basta pronunciare una parola per fare un viaggio nel tempo.
La prossima volta che avrete spinno di qualcosa, ricordatevi da dove è cominciato tutto.

Anna Citta è una docente di Lingua e Letteratura Inglese. Vive a Porticello, un piccolo borgo marinaro. H due grandi passioni: il mare e il dialetto siciliano. Da circa 10 anni Si interesso di tradizioni popolari e di detti tipici del nostro dialetto, usi e costumi, proverbi e altro. Il suo è uno studio senza fine, una grande passione che coltiva nel tempo libero. Pensa che studiare una lingua sia il modo giusto per entrare nella vita della gente, per capire i sentimenti di un popolo e il loro modo d’essere, per sentirne gli odori, i sapori e conoscere il dolore della gente. Per questo ama la Sicilia e la sua sicilianità.

Nella foto “Francisco Goya- Due vecchi uomini, 1819-1823”

Alamy

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