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sabato 27 Aprile 2024

sabato 27 Aprile 2024

I cunti di Sicilia. “Quannu al siciliano ci acchiana a firnicia” di Anna Citta

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acqua smania
6 minuti

Ma spissu m’addumannu: “ma al siciliano quannu ci acchiana a firnicia?” A ‘firnicia’ è uno stato di eccitazione incontrollabile provocato spesso da sensazioni strane, eccitamento, può essere anche passione, alli voti raggia. E’ una pazzia furiusa, nu statu di diliriu cuntinuatu.

E’ puru na smania , na vogghia ncuntrullabili. Semu comu li pazzi furiusi e sta smania ni pigghia improvvisamente senza poter corrispondere delle nostre azioni.  I siciliani semu esagerati in ogni manifestazione affettiva e in ogni nostro piccolo impulso. Gli studiosi di linguistica hanno ricercato le varie etimologie della parola e a quantu pari n’avièmu chi cruozzi. Chi vuogghiu riri? Ca ci nnè assai. Pi prima cuosa c’è di riri che la parola ‘firnicia’ la ritroviamo sia nella lingua francese che in quella spagnola. Ma chidda chiù mpurtanti mi pari l’etimologia greca ‘frenitis’ ossia smania. E a nuostra è una smania senza fine. E fino a quando non riusciamo nel nostro intento la smania continua a manifestarsi. Insomma semu testardi e incontentabili. I detti a tal proposito sono pochi ma quello più conosciuto è: “firnicia nuova ca ti passa chidda vecchia”. Chi voli riri stu pruverbiu? Intanto c’è di riri che i pruverbi antichi unni sbaglianu una, ed è pur vero che quando arrivano altri pensieri, questi ultimi, spazzano via quelli che avevamo prima. E cosa diciamo noi siciliani nei momenti di sconforto? “U Signuri ci rassi avutri firnicii ca accussì si scordanu li guai mia.” Ma chistu è unu dei tanti detti.

Un altro very interesting è quello di “mittirisi l’acqua rintra”. Tradotto letteralmente significa mettersi l’acqua dentro casa. Si tratta di un detto siciliano molto antico, ma andiamo a vedere il significato nascosto. Stu modo di dire indica tutte quelle situazioni in cui siamo i veri fautori di un evento e queste situazioni, nel loro evolversi, diventano elementi presenti nella nostra vita anche se nuatri non ci vogliamo avere a chi fari. A quel punto esclamiamo: “ma cu tu fici fari, ti mittisti l’acqua rintra”. Un esempio per capire buonu il detto può essere questo: “riètti troppa cunfirienza a questa persona che racconta a tutti i fatti miei”. Quindi ho dato fiducia ad una persona, la quale, dopo aver ascoltato tutte le mie confidenze, ha spifferato ai quattro venti i miei segreti. A stu puntu con questo amico misi l’acqua rintra. Anche se il fatto in sé non ha una connotazione negativa, nel modo di dire esprime in pieno la negatività di un evento. Le origini di questo detto sono da ricondurre ai tempi antichi. Con il passare del tempo si costruirono i primi acquedotti che permettevano di avere l’acqua direttamente a casa. Ma tutti li cristiani non avevano questa possibilità.

Mischinieddi chiddi che non potevano riempire l’acqua in casa. Erano costretti ad andare al pozzo più vicino ed era una fatica immensa. C’erano le fontane che erano sparpagliate nelle varie piazzette del paese. Certo isàri i catini pieni d’acqua era molto faticoso. Molti chiedevano l’acqua ai vicini di casa, i quali avevano il rubinetto di acqua corrente rintra. Immaginate a chiù tinta ru paisi che negava l’acqua al vicino, e si ce la dava, si lamintava pi tutta l’acqua ri catina chi facièvanu trasi e niesci, picchì l’acqua sculava unnegghiè. Stava cu cannavazzu in manu ad asciugare il pavimento lustru. E puru l’uòcchi tuojtti si mittieva. I vicini si recavano a casa sua nell’ora dell’acqua corrente, quannu il municipiu la concedeva, tutto questo per approvvigionarsi il prezioso elemento. Ecco svelato l’arcano mistero. Ora ci vuoli, avièva ragiuni dda cristiana ca si lamentava: “addu puntu s’avièva misu l’acqua rintra”! Scusate le chiacchiere si fuoru assai!
Baciamu li manu!

Anna Citta è una docente di Lingua e Letteratura Inglese. Vive a Porticello, un piccolo borgo marinaro. Ha due grandi passioni: il mare e il dialetto siciliano. Da circa 10 anni Si interessa di tradizioni popolari e di detti tipici del nostro dialetto, usi e costumi, proverbi e altro. Il suo è uno studio senza fine, una grande passione che coltiva nel tempo libero. Pensa che studiare una lingua sia il modo giusto per entrare nella vita della gente, per capire i sentimenti di un popolo e il loro modo d’essere, per sentirne gli odori, i sapori e conoscere il dolore della gente. Per questo ama la Sicilia e la sua sicilianità.

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