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sabato 27 Luglio 2024

sabato 27 Luglio 2024

Il Cristianesimo, Papa Francesco, la Pandemia

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di Franco Lo Piparo

Ho seguito in diretta la preghiera del Papa nel sagrato di Piazza San Pietro.
Sono battezzato, agnostico e assiduo lettore dei Vangeli nella loro lingua originale. Ritengo il cristianesimo una delle migliori e più umaniste religioni prodotte dall’uomo. Il cristianesimo non il cattolicesimo.
Questa premessa per dire che la preghiera del Papa l’ho seguita con molta partecipazione e con commozione. Me ne sono chiesto le ragioni. Provo qui a dirle anzitutto a me stesso.
Anzitutto il silenzio dentro cui il papa parlava. Un silenzio saturo di parole e di domande non dette. Il papa si rivolgeva a una piazza deserta e contemporaneamente a ciascun singolo individuo del miliardo di persone che in tutto il mondo ascoltavano le sue parole. Un immenso popolo fatto da individui responsabili. Altro che uomo-massa. Ad ascoltarlo non era la folla anonima e irresponsabile egregiamente descritta da Gustave Le Bon in “Psychologie des foules” (1895).
Per farmi capire meglio riporto una icastica descrizione di Le Bon dell’uomo nella folla: «L’individuo nella folla è un grano di sabbia in mezzo ad altri grani di sabbia che il vento solleva a suo piacere». L’assenza della folla nel mondo globale e interconnesso è un evento eccezionale. Papa Francesco ce ne ha data una rappresentazione visiva che nessun grande drammaturgo e nessun regista sarebbe stato in grado di dare. Chi ascoltava e vedeva il Papa non era uno dei tanti granelli di sabbia che compongono una folla ma era solo con sé stesso e con la sua coscienza.
Non era assente solo la folla. Era assente anche la gerarchia, erano assenti i tanti cardinali rubicondi, ben pasciuti, ben vestiti e troppo spesso non cristianamente inanellati e incollanati che di solito fanno da coreografia a eventi così importanti. L’assenza della gerarchia rendeva ancora più loquace il silenzio che avvolgeva e caricava di senso gesti e parole del papa. Gesti sobri, parole misurate e dense, vestito talare semplice.
In questo contesto straordinariamente silenzioso il Papa pronuncia due importanti discorsi: il commento del passo 4, 35-41 di Marco, l’indulgenza plenaria.
Il testo integrale del commento lo allego qui. Consiglio di leggerlo: è pieno di osservazioni importanti anche per i non credenti o agnostici. Isolo uno dei temi trattati dal Papa.
Siamo dentro una tempesta e nella tempesta, quando siamo in pericolo di vita, scopriamo verità che in situazioni normali preferiamo non vedere. «La tempesta smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte quelle false e superflue sicurezze con cui abbiamo costruito le nostre agende, i nostri progetti, le nostre abitudini e priorità». Nella tempesta riscopriamo una verità che in molti si era dimenticata: siamo tutti nella stessa barca e nessuno può salvarsi da solo; la salvezza di ciascuno di noi dipende dalla salvezza dell’altro. Le parole del papa:«siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa: ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca ci siamo tutti».
È uno stare insieme e una solidarietà tra individui responsabili. Il contrario della socialità uniforme della folla dove ciascun componente è indistinguibile dall’altro.
La preghiera del Papa si conclude con l’indulgenza plenaria. Un’indulgenza che si ottiene – ci viene spiegato – desiderandola. Non è, questo, un tratto secondario. È un altro grande avvicinamento di Francesco allo spirito non formalistico e non burocratico della storia di Gesù raccontata nei Vangeli. Ed è molto congeniale col silenzio eloquente di Piazza San Pietro vuota. Vuota di folla e di gerarchia ma piena di persone. «Forse piazza San Pietro non è mai stata così piena» – ha commentato il Papa tramite “L’Osservatore romano”.

 

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