
Gli autori sarebbero Ignazio Fontana (foto 2), 40 anni, Onofrio Morreale (foto 3), 48 anni, bagherese, entrambi già detenuti nell’ambito dell’operazione Grande mandamento dal 25 gennaio 2005 e Michele Rubino (foto 4), 53 anni, arrestato questa mattina.
Secondo i carabinieri Cottone venne strangolato e il suo corpo sciolto nell’acido in un deposito di marmi di Bagheria.
A risalire agli autori sono stati i carabinieri del nucleo investigativo di Palermo, al termine di una attività d’indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, Procuratore Capo Francesco Messineo, Procuratore Aggiunto Leonardo Agueci e Sostituti Procuratori Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli.
L’ordinanza di custodia cautelare in carcere, è stata emessa dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Palermo, Nicola Aiello.
Avrebbero dato loro contributo alcuni collaboratori di giustizia.

L’autorizzazione alla sua eliminazione. Sarebbe stata chiesta ai reggenti di quella consorteria, Biagio Picciurro e Salvatore Pitarresi, (contrapposti ai Montalto) ma, solo dopo il loro arresto, Bernardo Provenzano avrebbe dato il consenso all’omicidio.
La Procura ha ricostruito i fatti.
Il 13 novembre 2002, alle ore 12.30, Cottone venne accompagnato, a bordo della propria autovettura, presso il ristorante-minigolf di Ficarazzi, apparentemente per discutere con Onofrio Morreale in merito a dei furti verificatisi in quel Comune, alcuni dei quali perpetrati ai danni dello stesso Cottone.
Da quel giorno, però, si persero le sue tracce. Il successivo 27 novembre 2002, a Termini Imerese, venne rinvenuta l’autovettura regolarmente parcheggiata. Ad attendere Cottone al minigolf c’erano Onofrio Morreale, Ezio Fontana e Michele Rubino.
In quell’occasione il commando avrebbe dovuto eliminare anche la persona che aveva accompagnato il Cottone all’appuntamento, che però si salvò solo perché uno dei killer si era accorto della presenza di un testimone.
Sciolto nell’acido a Bagheria.

Il commando, prima di uccidere Cottone, avrebbe dovuto interrogarlo per sapere se i Montalto avessero intenzioni ostili nei confronti del gruppo contrapposto capeggiato da Nicola Mandalà.
A distanza di qualche anno dall’omicidio, lo stesso Onofrio Morreale avrebbe confidato a un sodale: “… nuatri fuammu ad affucallu”.