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sabato 27 Luglio 2024

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Inediti sul professore Francesco Scaduto

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13 minuti

martorana-nuovodi Giuseppe Martorana

Della biografia del prof. Francesco Scaduto, insigne giurista italiano e nostro illustre concittadino, si sa praticamente tutto, anche e soprattutto grazie all’ultimo profilo tracciato dal prof. Domenico Aiello in servizio nel nostro Liceo Classico.
Anche io ho scritto qualcosa su Francesco Scaduto – ma lo dico con molta modestia – perché ho cercato solo di portare alla luce, attraverso la stampa locale e palermitana, qualche episodio di cui non si era mai parlato. In un pezzo pubblicato nel mese di agosto 2014 su “L’Approfondimento”, riportai una notizia che fino ad allora non era conosciuta o non era stata posta in evidenza: la parte attiva avuta dallo Scaduto, quando nel 1902 costituì, unitamente ad altre personalità, un Comitato “Pro divorzio”. Per chi non avesse letto quell’articolo, ripropongo la parte che riguarda quest’argomento.
scadutoQuel Comitato “Pro divorzio”, presieduto appunto dal Prof. Scaduto, indirizzò un memoriale al Primo Ministro Giuseppe Zanardelli, il quale, nel prenderne atto, gli inviò una nota a Favara, città della moglie, baronessa Angela Mendola, dove si trovava in villeggiatura.
Il Capo del Governo, fra l’altro, scriveva: “Io sono gratissimo all’onorevole Comitato, da Lei presieduto, di avermi dato cognizione, offrendomene gli atti originali, di così importante voto, e mentre mi sono dato premura di comunicarlo al Ministero di Grazia e Giustizia, mi è caro assicurarle che terrò ben presente come norma e consiglio del Governo, nelle varie fasi del disegno di legge che il Ministro ha intenzione di presentare, durante le quali conto sulla costante cooperazione dello stesso autorevole Comitato” (Giornale di Sicilia del 23-24 agosto 1902).
Per la cronaca, la proposta di legge sul divorzio dovette essere ritirata per la forte opposizione popolare, anche se già approvata dalla Camera. Come è noto, si son dovuti aspettare altri 68 anni (1970) prima che il nostro Parlamento riuscisse a farla!
Un’altra notizia poco nota riguarda la candidatura offertagli alle elezioni politiche del 1904, nel Collegio elettorale di Termini-Bagheria.
Si legge sul G. di S. del 25-26 ottobre 1904:
Bagheria, 25 (Mefistofele) (*)– In occasione delle imminenti elezioni politiche, gli elettori di questa hanno rivolto il pensiero al prof. Francesco Scaduto, professore di diritto canonico all’Università di Napoli, fratello a questo prosindaco, ed infatti gli hanno telefonato, invitandolo a posare (porre) la sua candidatura in questo Collegio; egli, senza dubbio, sia per i suoi meriti personali, sia perché paesano, avrebbe ottenuto in questa l’unanimità dei votanti; però l’egregio professore, venuto di persona, ha ringraziato questi numerosissimi amici, pregandoli a non insistere, ritenendo opportuno di non opporre la sua candidatura a quella di Pantano e di Aguglia che così rimangono a contendersi il terreno.
(*) Mefistofele è lo pseudonimo con cui il prof. Beniamino Cosentino, direttore didattico delle nostre scuole, firmava le corrispondenze da Bagheria.
Un inedito, che ritengo sia assoluto, ci riporta a Napoli dove il nostro concittadino, già dal 1886, teneva la Cattedra di professore di Diritto Ecclesiastico all’Università.
Nel 1892, quando aveva appena 34 anni, proprio a Napoli successe qualcosa che sicuramente lo avrà turbato e che avrebbe preferito che non si fosse verificata ma, come diciamo solitamente, cu mancia fa muddichi, ed anche le grandi personalità di qualsiasi ambito culturale e professionale, a volte, incorrono in situazioni o episodi così incresciosi – potremmo dire anche disavventure – che procurano loro, senza alcun dubbio, dispiaceri e amarezze, tali da lasciare il segno nel loro animo, a volte condizionandone l’attività futura, anche se non vanno ad intaccare la limpidezza e la rettitudine della loro azione.
Come dicevo, il nostro illustre prof. Francesco Scaduto, conosciuto in Italia e all’Estero per essere stato un giurista di eccelse qualità, a cavallo tra la fine dell’Ottocento e i primi quarant’anni del Novecento, incappò in un episodio spiacevole occorsogli mentre svolgeva la sua lezione all’Università di Napoli. La notizia, come una bomba, venne resa nota dalla maggior parte dei quotidiani.
Ecco cosa scrisse un quotidiano napoletano, riportato dal Giornale di Sicilia nell’edizione del 21-22 gennaio 1892:
Gravi disordini all’Università di Napoli
Napoli, 21 ore 20,50 – Un professore che schiaffeggia uno studente – I tumulti di stamane.
Stamane, poco prima di mezzogiorno, avvennero gravi tumulti all’Università. Mentre il prof. Francesco Scaduto, insegnante di diritto canonico, faceva la lezione, fu fatto segno a fischi da parte della studentesca. Il professore, infuriato, sceso dalla cattedra, afferrò uno degli studenti che fischiava con le dita in bocca e lo ha schiaffeggiato. Lo studente si chiama Maresca. Lo stesso professore Scaduto schiaffeggiò ieri l’altro un altro studente, ma stamane gli studenti, ribellatisi all’atto violento hanno alzato i bastoni.
Mentre pochi difendevano il professore, ne è seguito un subbuglio infernale. Il professore a stento si è sottratto alla studentesca, rifugiandosi nella sala dei professori. Gli studenti allora han barricato la porta. Il professore ne è uscito per una comunicazione interna, riparando altrove. Gli studenti, accortisene, forzarono il cancello di ferro presso la segreteria irrompendo nella segreteria e nell’economato e rompendo i vetri e le imposte.
Nella lotta il direttore e il segretario, interpostisi, ricevettero parecchie mazzate.
Il Rettore, sopraggiunto al tocco, raccolti gli studenti in numero di circa mille, in una sala, li esortò alla calma, promettendo che le autorità superiori avrebbero saputo il diritto e il torto a chi spettava.
Una Commissione di studenti seguì il Rettore nel suo gabinetto. Il Rettore promise di telegrafare al ministro.
Il prof. Scaduto, di cui tutti deplorano la condotta, è rimasto finora bloccato ed impossibilitato a recarsi in sua casa in via Ferrara al Vasto.
L’agitazione si è estesa alla scuola d’applicazione e alle cliniche. I disordini ancora non accennano a terminare.

Anche nei due giorni successivi il G. di S. riporta i seguenti altri servizi:
I disordini universitari (dimostrazioni e arresti) – dal G. di S. del 22-23 gennaio 1892
Napoli, 22 ore 16,40 – Oggi continuarono i disordini universitari in seguito al fatto del prof. Scaduto. Gli studenti, recatisi all’Università, deliberarono di scioperare finché non fosse stata fatta loro giustizia.
Il Rettore, esortandoli alla calma, ha fatto loro sapere che il ministro (Pasquale) Villari gli aveva telegrafato promettendo riparazione. Malgrado ciò le lezioni furono abbandonate.
Gli studenti, lasciando l’Università, si recarono alle cliniche per allargare lo sciopero. Invitati a sciogliersi dall’ispettore della sezione San Lorenzo si sono dispersi riunendosi però poco dopo all’Ospedale Gesù e Maria e a Sant’Aniello. Durante tutto questo movimento, seguito assai clamorosamente, due giovani Enrico e Michele D’Arco furono arrestati e deferiti immediatamente alla seconda pretura urbana.
Un nucleo di studenti si recò in via Ferrara al Vasto dove abita il prof. Scaduto, per fare una dimostrazione ostile, ma trovarono che il professore era partito fin da ieri sera per Roma, chiamato dal ministero.
L’indignazione contro il professore è giunta a tal punto che alcuni studenti volevano metter fuoco alla biblioteca accanto alla cattedra del professore, ove sono i libri di costui.
Il fermento si è esteso anche alla scuola di applicazione. Per questa havvi un’altra origine, cioè quella del malcontento degli studenti d’ingegneria per non aver avuto la sessione d’esami da marzo alle altre facoltà universitarie.
I disordini continuano. Gli studenti telegrafarono al ministero per una soddisfazione e alle altre Università per chiederne la solidarietà.

I disordini universitari – dal G. di S. del 23-24-1-1892
Napoli 23, ore 13,45 – Continua ancora lo sciopero degli studenti universitari. Essi stamane si recarono all’Università e bruciarono, dentro l’atrio, la sedia ed il tavolo del prof. Scaduto. Apposero l’appigionasi, un sonetto ed epigrafi derisorie all’aula prima.
I due studenti Enrico e Michele D’Arco che erano stati arrestati ieri durante la dimostrazione e deferiti immediatamente alla seconda pretura urbana, sono stati assolti per inesistenza di reato.
In data 24-25 gennaio 1892, il G. di S., finalmente pubblicò un suo editoriale:
Il prof. di diritto canonico che dagli studenti di Napoli è stato fatto segno ad ostili dimostrazioni, è il bravissimo avv. Scaduto di Bagheria. Valentissimo nella sua materia, superò due concorsi contemporaneamente, a Messina e Napoli, optando per quest’ultima Università. Ha studiato a Parigi, Londra e Berlino e ha pubblicato pregevoli monografie. Certo, gli studenti di Napoli debbono essere stati mossi da qualche malinteso, perché il prof. Scaduto è un giovane molto liberale, e per reagire in quel modo deve essere stato gravemente provocato da qualcuno.

Nello stesso giornale e alla medesima data (24-25 gennaio 1892) si legge la notizia proveniente da Napoli e firmata dal giornalista locale (Salerno), dal titolo L’agitazione universitaria.
Napoli 24 ore 11,15 – Continua l’agitazione universitaria ingiusta degli studenti contro l’illustre siciliano prof. Scaduto.
Il Consiglio accademico minaccia di sospendere le lezioni.
Dopo questa nota, non è stato pubblicato più nulla e si sconoscono eventuali provvedimenti disciplinari adottati dal Rettore o dal Ministro della P. I.
È presumibile che, dopo la minaccia del Consiglio accademico di sospendere le lezioni, sia tornata finalmente la calma e che tutto sia stato archiviato con un volemose bene…!
Volendo esprimere il mio pensiero sull’accaduto, debbo rilevare che il professore Scaduto, per arrivare al punto di schiaffeggiare due ultradiciottenni che lo hanno provocato fischiandolo durante la lezione – dai quali evidentemente pretendeva serietà e impegno nello studio – si sarà trovato di fronte a due maleducati o a dei poco di buono, anche se appartenenti a famiglie benestanti, come è presumibile che fossero, perché in quegli anni solo i figli di papà potevano permettersi di frequentare l’Università. È presumibile, inoltre, che una così massiccia partecipazione di tutti gli altri universitari alla protesta, fosse dettata dalla condizione privilegiata dei due “schiaffeggiati”, ai quali si voleva dimostrare una sorta di solidarietà, ma anche devozione e rispetto per le loro famiglie di appartenenza.
Del resto anche il giornale napoletano, inizialmente parla di fischi indirizzati al professore e nell’ultima nota definisce ingiusta quell’agitazione.

 

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