Il Predidente della Regione Rosario Crocetta e l’Assessore regionale alle risorse agricole e Alimentari Dario Cartabellotta sono decisi ad andare sino in fondo sulla vicenda della pesca della neonata, riproponendo e riadottando il decreto di autorizzazione alla pesca del novellame e del rossetto. Un Decreto emanato e successivamente ritirato su sollecitazione del Ministero per le risorse agricole che paventava il rischio dell’avvio da parte dell’Unione Europea di una procedura d’infrazione per un provvedimento che derogava il divieto di pesca sancito dal giugno 2010.Un voto del Parlamento Europeo dove, allora prevalsero le logiche del gruppo dei Verdi e dei Paesi del Nord Europa, a discapito degli interessi dei pescatori che operano nel Mediterraneo e che hanno visto i loro interessi non tutelati. Una riadozione che avverrà “previa comunicazione preventiva al Ministero e a Bruxelles”. Si farà valere, in sostanza, l’art 14 dello statuto che sancisce la competenza esclusiva in materia di pesca; e la decisione del 20 aprile 1988 della Corte Costituzionale che dichiara testualmente ‘che spetta alla Regione Sicilia la pesca del novellame di sarda e di anguille nel proprio mare territoriale’.
Ma al di là delle vicende prettamente giuridico-amministrative, va sottolineato un cambio di passo da parte della politica e della burocrazia regionale decisi a non fermarsi davanti. ai diktat ed alle intimidazioni che, sistematicamente, arrivano da Roma e da Bruxelles. Una politica comunitaria che molto spesso tutela gli interessi delle economie nord-continentali e delle lobbies della Pesca industriale, disconoscendo quelli della Marineria mediterranea, imponendo divieti e restrizioni e prescrizioni perlopiù inutili. Il Fondo per la Pesca in ambito comunitario, ad oggi, ha contribuito in maniera determinante alla demolizione ed alla rottamazione delle imbarcazioni dei pescatori, piuttosto che valorizzare e potenziare l’economia della pesca siciliana. In un momento contingente in cui il mondo della pesca comunitario sta vivendo il momento di passaggio verso una nuova politica europea, fa bene la politica siciliana a rivendicare la propria Autonomia e specificità a tutela degli interessi dei propri pescatori. L’Autonomia oggi non può essere svenduta e svilita. Anzi occorre sottolineare che quella della neonata assume i contorni di una battaglia dai forti valori e connotati simbolici, di valenza strategica e che andrebbe estesa, in termini di metodologia e determinazione, ad altri campi dell’agricoltura mediterranea, a tutela delle nostre produzioni tipiche e dell’economia e degli operatori economici siciliani.
D’altronde il provvedimento coinvolge solamente circa duecentocinquanta piccole barche dedite alla pesca artigianale e le marinerie siciliane dedite perlopiù alla piccola pesca artigianale (Porticello, Termini Imerese, S.Agata Militello, Capo Passero) a cui sarebbe consentitodi pescare novellame di sardina, rossetto e cicerello per 40 giorni e non 60 come nel passato. E, comunque, non nel Mediterraneo. Si tratta nello specifico di piccoli pescatori che spesso non hanno altra fonte di sostentamento. Un”attività tradizionale che tra l’altro non ha mai provocato alcuno spopolamento ittico, nel Tirreno e nello Jonio. Occorre ricordare che la grande tradizione storica trova dimostrazione in un Regio Decreto borbonico datato 11 maggio 1835 che regolamentava la pesca del novellame. La vicenda travalica i confini di un settore importante quale la pesca e assume rilevanza di natura sociale e culturale e diventa simbolo e metafora di un Autonomismo e di una specificità siciliana che va difesa contro gli attacchi sistematici da parte dei regolamenti europei che come epilogo stanno determinando la morte di uno dei pochi settori vitali dell’economia isolana. La fine di competenze, capacità professionali, di tradizioni, di manualità artigianali, in definitiva di un contesto sociale e culturale che una volta dissolto e disgregato sarà impossibile ricomporre e ricostituire. Fanno bene il Presidente Crocetta e l’assessore Cartabellota a difendere in punta di diritto, appellandosi a norme e regolamenti e Statuti, a ergere una diga a tutela della pesca siciliana contro il tentativo degli euro-burocrati europei di annientare la nostra economia e soprattutto la nostra cultura. A questo proposito è scandaloso l’appello del Commissario Europeo alla Pesca Maria Damanaki, nei confronti del nostro scrittore Andrea Camilleri di eliminare dal menù del famosissimo Commissario Montalbano le polpette di neonata, che non solo rappresentano uno dei punti di forza della sana, gustosa e genuina tradizione gastronomica siciliana” ma soprattutto esportano e rappresentano gli elementi fondanti della nostra storia e della nostra identità culturale.
Non vi è dubbio che la pesca al novellame deve essere disciplinata, studiata, regolamentata, monitorata e che sia opportuno che la Sicilia si doti di un’autodisciplina improntata al rigore ed alla certezza. Ma di contro è necessario che, facendo valere le norme ed i principi dello Statuto Autonomistico, la Regione Siciliana si riappropi del potere di decidere il destino del proprio territorio, della propria gente, e gli indirizzi guida degli asset principali della propria economia. Occorerebbe ridiscutere e ricontrattare maniera e modalità di stare in Europa, tra costi, limitazioni, divieti, tempistica, articolazione,complessità ed efficacia della spesa dei fondi comunitari. Una seria riflessione sull’utilità e convenienza di stare in Europa da parte della Sicilia, senza preclusioni e pregiudizi ideologici . Ma questa è un’altra storia di cui ci occuperemo in un’altra circostanza.
*Presidente dell’associazione “Altromare”