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venerdì 6 Dicembre 2024

venerdì 6 Dicembre 2024

La sanità al tempo del coronavirus, di Vittorio Panno

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di Vittorio Panno

Uno tsunami ha colpito l’Italia e gli italiani mettendo a nudo pregi e difetti della nostra sanità.
Fino a pochi mesi fa eravamo convinti che il nostro sistema sanitario, pur con tutti i limiti di una eccessiva burocratizzazione e di un calo di affezione dei cittadini e soprattutto degli operatori sanitari coinvolti a tutti i livelli, era uno dei migliori del mondo perché in grado di garantire a tutti i servizi essenziali di base.
Oggi questa tremenda tragedia nell’infezione da coronavirus, che col trascorrere del tempo si sta appalesando come una terribile epidemia che sta colpendo tutti i paesi del mondo, ha evidenziato alcune incongruenze del sistema sanitaria che in tempi di gestione ordinaria non erano venuti fuori.
Il principale dato venuto fuori soprattutto dalla esplosione dell’epidemia in Lombardia, una regione meglio attrezzata rispetto alle altre per quantità e qualità delle strutture, competenze di chi vi lavora, stato della ricerca scientifica e disponibilità economica, e’ che la sanità non può essere amministrata e gestita solo a livello regionale. Oggi in Italia abbiamo tante sanità quante. sono le regioni.
Abbiamo in questo delicato settore necessita’ di uno stato che detta le regole e pianifichi la crescita omogenea delle strutture e del personale in tutta la nazione. Infatti in una situazione di grave emergenza sanitaria, come quella da coronavirus, non esiste che ogni regione faccia di testa propria adottando provvedimenti dettati solo dalla ricerca del consenso elettorale regionale.
Abbiamo anche visto che la Caporetto della sanità si è verificata in primis laddove meno ce la aspettavamo e questo perché oltre a motivi oggettivi assolutamente imprevedibili e di non facile soluzione ci si è trovati a gestirla con una struttura sanitaria sbilanciata a favore del settore privatistico ( per carità da non demonizzare aprioristicamente perché molto spesso serve a smuovere il pubblico dal letargo e costringerlo ad essere competitivo) il cui fine è per DNA orientato verso il profitto piuttosto che verso una visione globale degli interessi reali dei cittadini.
Certamente hanno contribuito ad aggravare la situazione alcuni aspetti culturali tipici di quella parte del paese (gli spot Milano non si ferma e la Lombardia non si ferma ) e di chi, forte della solidità economica e del sentirsi il più bravo, ha sottovalutato all’inizio la situazione per cui si è permesso a quarantamila persone di Bergamo ( la metà della popolazione della città) di andare ad assistere a Milano alla partita di Champion Atalanta- Valencia amplificando la diffusione del virus e diventando forse il detonatore che ha fatto esplodere il tutto.
Per fortuna ad oggi la situazione in Sicilia e nel nostro distretto non è così disperata come nel Nord anche se il panico dovuta ad una incauta diffusione di alcuni provvedimenti nazionali prima che fossero pronte le contromisure ha portato ad una devastante invasione della nostra isola da parte dei nostri emigranti, che poteva essere pianificata ,anche in 24 ore , meglio ed evitare la diffusione di ritorno dell’epidemia nei nostri territori.
Concludo con la proposta elaborata insieme al direttivo ed ai soci della nostra associazione medica bagherese che mi onoro di presiedere ed agli amministratori dei nostri comuni (un plauso ed un ringraziamento particolare a Filippo Tripoli, sindaco di Bagheria, che ha promosso le riunioni frequenti con noi, gli altri sindaci e le forze di polizia del nostro comprensorio (polizia, carabinieri, GdF, guardia costiera), di istituire immediatamente una task force ASP di personale specializzato e munito di idonea attrezzatura per eseguire il più celermente possibile i tamponi domiciliari per la ricerca del virus nelle persone segnalate dagli operatori sanitari ed un consiglio ai cittadini tutti di rispettare le disposizioni ministeriali e del presidente della nostra regione (anche se non piacevoli) e soprattutto con l’invito fondamentale a restarsene a casa nell’interesse delle persone più care e di tutti gli altri cittadini.
Infine un sentito grazie a tutti gli operatori sanitari (medici, infermieri, personale ausiliario) protezione civile, CRI, volontariato che pagando un prezzo altissimo ed a rischio della propria vita non risparmiano tempo ed impegno per arrestare questo terribile tsunami e salvare quanto più vite possibile ed un ricordo affettuoso del sacerdote che, pagando con la propria vita, ha ceduto il proprio respiratore ad un altro paziente altrettanto grave.

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