
Le indagini dei carabinieri del Ros, del Comando provinciale di Trapani e della Procura di Palermo svelano l’asse fra la mafia trapanese e le cosche di Brancaccio, corso dei Mille e Bagheria.
Un nuovo colpo al capo mafia latitante. Secondo le indagini dei carabinieri è sempre lui al vertice della mafia nella provincia trapanese.
Tantissimi sono stati gli interessi illeciti, comprese anche alcune rapine messe a segno dai bottini sostanziosi proprio per garantire la sua latitanza. Sono stati anche accertati i rapporti molto stretti con la famiglia di Brancaccio, che fa capo ai Graviano. Secondo i carabinieri dei Ros a curare gli interessi del boss in questi ultimi anni è stato il nipote di Matteo Messina Denaro Girolamo Bellomo, detto Luca, 37 anni, marito di Lorenza Guttadauro. Lei fa l’avvocato penalista. Per lui una carriera come uomo di affari. A Palermo è stato arrestato nella sua residenza di via Benedetto Marcello, tra la via Arrigo Boito e la via Malaspina. Il procuratore aggiunto Teresa Principato e i sostituti Maurizio Agnello e Carlo Marzella lo accusano di essere l’ultimo ambasciatore di Matteo Messina Denaro.
A Castelvetrano, invece, 15 le persone arrestate. Vengono accusate di essere state i gregari di Bellomo. Tra l’altro avrebbero pianificato e organizzato una maxirapina nel deposito di un corriere che ha sede a Campobello di Mazara (“Ag Trasporti”), un tempo era di proprietà dei mafiosi palermitani di Brancaccio, oggi è sotto amministrazione giudiziaria. Una di quelle rapine servite per finanziare la latitanza del boss trapanese. Il bottino è stato di 100 mila euro.