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giovedì 25 Aprile 2024

giovedì 25 Aprile 2024

Maltrattamenti in una casa di riposo a Castelbuono. Coinvolti anche 3 di Bagheria e uno di Casteldaccia

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onlus castelbuono
8 minuti

Ci sono anche tre bagheresi e un casteldaccese fra le 35 persone coinvolte nell’ambito dell’operazione Relax della Guardia di Finanza, a Castelbuono, in una casa di cura, con l’accusa di tortura, maltrattamenti, sequestro di persona, corruzione, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, malversazione e frode nelle pubbliche forniture.

Si tratta di Vincenzo Prestigiacomo, 65 anni, collaboratore amministrativo dell’Asp di Palermo, finito ai domiciliari, Dario Prestigiacomo, 39 anni e Rossella Cangialosi di 38 anni, di Bagheria con l’obbligo di dimora, e Pietro Butera, 34 anni di Casteldaccia, finito in carcere.

In carcere sono stati portati inoltre il presidente e legale rappresentante dell’associazione “Suor Rosina La Grua onlus Gaetano Di Marco, catanese di 71 anni, l’inserviente Filippo Morrione, 56 anni, di Castelbuono e otto operatori socio sanitari: Massimo Palmisano, di Caccamo, 40 anni; Agostino Villaraut, di Castelbuono, 37 anni; Romeo Guanera, di Cefalù, 57 anni; Lorenzo Giacalone, monrealese di 45 anni; Paolo Conoscenti, di Castelbuono, 37 anni; Monica Collura, 32enne di Castelbuono; Giuseppe Amato, 36 anni, di Castelbuono.

Ai domiciliari: Carla Maria Di Marco, 43 anni, Mascalucia (in provincia di Catania), socia dell’associazione; Arcangelo Donato Giammusso, 64 anni, di Caltanissetta, direttore sanitario della struttura residenziale per disabili gestita dall’associazione; gli infermieri di Castelbuono Fabrizio Cucco, 34 anni, e Claudia Rezmerita Mocanu, 38 anni; Sabrina Madonia, 33 anni, operatrice socio sanitaria di Castelbuono; Giorgio Muriella, 31 anni, di Caccamo, operatore socio sanitario.

Obbligo di dimora e presentazione alla polizia giudiziaria per i soci dell’associazione le catanesi Chiara Di Marco, 31 anni, e Cristina Maria Vera Di Marco, 40 anni, e per Antonella Russo, 69 anni, di Furci Siculo (in provincia di Messina.

Misure di interdizione dall’esercizio delle attività professionali per un anno, invece, per Lucia Cicero, 37 anni, di Collesano, educatrice in servizio presso l’associazione; Vincenzo Di Maria, 41 anni, di Castelbuono, inserviente; le educatrici Erica Ferrarello, 31 anni, di Pollina (Palermo), le castelbuonesi Valentina Impallomeni, 42 anni, Paola Lo Re, 37 anni, Rossella Martorana 41 anni, Sara Raimondo, 45 anni, Rosalba Sferruzza, 37 anni; la logopedista Chiara Sottile, 27 anni, di Castelbuono; la fisioterapista Fiorenza Sottile, 31 anni, di Castelbuono; Concetta Pollicino, 48 anni, Belpasso (Catania) – Psicologa in servizio presso l’associazione “Suor Rosina La Grua Onlus”; Giuseppina Giambelluca, 50 anni, di Castelbuono, assistente sociale; Antonino Giambina, 26 anni, di Palermo, operatore socio sanitario.

Il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo di una Onlus che, in regime di convenzione con l’ASP di Palermo, fornisce servizi di riabilitazione c.d. “a ciclo continuo” in favore di 23 pazienti con gravi disabilità fisiche e psichiche, nonché di beni e disponibilità finanziarie per un valore complessivo di oltre 6,7 milioni di euro. Le indagini condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo – Gruppo Tutela Spesa Pubblica si sono sviluppate attraverso due filoni paralleli. Il primo ha riguardato l’amministratore e i soci dell’Associazione, i quali, attraverso la simulazione della forma no profit dell’Ente, in luogo della reale natura commerciale, nonché grazie all’utilizzo di documentazione falsa (planimetrie, relazioni tecniche, rendiconti trimestrali delle prestazioni erogate), riuscivano a conseguire l’accreditamento istituzionale con la Regione Siciliana ed il successivo convenzionamento con l’ASP di Palermo ottenendo, nell’ultimo quinquennio erogazioni pubbliche per 6,2 milioni di euro. Una parte di tali fondi, oltre 470 mila euro, inoltre, anziché essere destinata ai fabbisogni dei pazienti o reinvestita nell’adeguamento della sede, caratterizzata da gravissime carenze, veniva distratta dai soci dell’Associazione e utilizzata per fini privati (liquidazione di compensi non dovuti, acquisto di autovetture, pagamento di viaggi e soggiorni in strutture ricettive, acquisto di prodotti enogastronomici, articoli di gioielleria e da regalo).

Il secondo filone investigativo ha consentito di far emergere gravissime condotte delittuose in danno dei 23 pazienti del centro, che il GIP di Termini Imerese ha ritenuto idonee a configurare le fattispecie di tortura, maltrattamenti e sequestro di persona. Sulla base delle indagini svolte dalle Fiamme Gialle palermitane, tutto il personale sanitario e paramedico in servizio presso la Onlus, con la compiacenza della proprietà, poneva in essere numerose e reiterate condotte attive e omissive, sottoponendo i pazienti a maltrattamenti di natura fisica e psicologica tali da cagionare loro gravi sofferenze ed umiliazioni. In particolare, senza alcuno scrupolo per la condizione di fragilità psico-fisica degli ospiti, tutti affetti da gravi disabilità intellettive e psichiatriche, il personale della struttura ricorreva sistematicamente all’inflizione di punizioni (come il digiuno), a percosse (consistenti in strattonamenti, calci, schiaffi), ad offese gratuite e denigranti, nonché sottoponeva quotidianamente diversi pazienti a gravose ed immotivate limitazioni della propria libertà personale rinchiudendoli, sia di giorno che di notte, all’interno di un locale di pochi metri quadrati completamente vuoto e privo dei servizi igienici, da loro denominato “stanza relax”, dove i disabili rimanevano rinchiusi, spesso per diverse ore, al buio e senza alcuna assistenza, implorando di uscire, supplicando per avere dell’acqua o del cibo, dovendo espletare i propri bisogni fisiologici sul pavimento. Le indagini hanno consentito inoltre di evidenziare l’arbitraria e massiccia somministrazione di terapie farmacologiche in danno degli ospiti disabili della struttura, non giustificata da ragioni medico-sanitarie, ma dalla precipua volontà degli operatori di mantenere sedati i pazienti riducendo l’impegno e il rischio di potenziali complicazioni nel corso dei loro turni di lavoro. Da qui la contestazione del reato di tortura formulata dal GIP, il quale ha evidenziato che “gli ospiti del centro sono sottoposti ad un regime di vita che non è eccessivo definire contrario al principio di umanità” e che “scontano quotidianamente la pena della loro disabilità con il loro essere sottoposti a torture sistematiche che aggravano la loro condizione mentale e ne devastano il corpo”. La Guardia di Finanza di Palermo, nell’ambito delle indagini delegate dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese, continua a contrastare gli sperperi di risorse pubbliche ed i reati contro la Pubblica Amministrazione, nonché opera quale polizia economico-finanziaria a forte vocazione sociale, assicurando – soprattutto in questo periodo di grave emergenza sanitaria con cui si sta misurando il nostro Paese – la tutela gli operatori economici, dei lavoratori onesti e rispettosi delle regole e delle fasce più deboli ed esposte a rischio della popolazione.

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