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giovedì 28 Marzo 2024

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Michele Balistreri. “Bagheria può risollevarsi economicamente”

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13 minuti

balistreri michele

In ordine alle risultanze del seminario organizzato dalla SOAT di Misilmeri, sede territoriale dell’assessorato Regionale alle Risorse Agricole e Alimentari, lo scorso 14 giugno  sul futuro dell’Economia dei Comuni della Piana di Bagheria; abbiamo intervistato il Dott. Michele Balistreri esperto di politiche di sviluppo locale e  animatore dell’incontro.
I dati da lei presentati al seminario sullo stato di salute dell’economia della Città di Bagheria non sono molto incoraggianti:  la disoccupazione  che si attesta al 31,8% , con quella  giovanile intorno al 41%., il crollo dei fatturati delle aziende mediamente negli ultimi 4 anni  del 50%,  con  le imprese di costruzioni che risultano le più colpite, un reddito disponibile pro-capite di appena 11.000 euro pari solamente  al 60% di quello nazionale e un calo della popolazione di circa 2.200 unità pari al 3,82%.  Un bollettino di guerra,  che sembra non lasci scampo!
 Innanzitutto occorre dire  che  i dati sono una fedele fotografia della realtà e  sono validati dalla fonte ufficiale ed autorevole dell’ISTAT e traducono in numeri  quanto viene percepito nel contesto socio-economico della Città. Vi è sicuramente una componente legata alla fase di recessione nazionale, ma vi sono fattori di crisi endogena propri della fragilità strutturale dell’economia cittadina. Essa  presenta una eccessiva presenza  del comparto terziario con proliferazione di attività a bassa redditività e composto di piccole e piccolissime, poco patrimonializzate, a scarso livello di innovazione, operanti in settori tradizionali ed in mercati di prossimità, con scarsi livelli di internazionalizzazione ( fatta eccezione per il comparto della trasformazione dei prodotti ittici operante ad Aspra ). Questo determina  un’assenza di  massa critica di grandi progetti di investimento in grado di produrre innovazione, filiere produttive, imprenditorialità e occupazione. Tutto questo connota un’economia a basso potenziale di crescita e che in ogni caso mantiene una certa coesione sociale  grazie alla rilevante presenza di risorse provenienti dal settore  pubblico (stipendi della pubblica amministrazione,  pensioni, imprese legate alle commesse degli Enti Locali)  che comunque  non consentiranno  di massimizzare i vantaggi della ripresa del ciclo economico quando si presenterà.
Eppure lei sostiene che vi sono margini  significativi per far crescere alcuni  settori economici e creare nuovi posti di lavoro  soprattutto nel campo dei beni culturali, paesaggistici e dell’agroalimentare. Da dove deriva il suo ottimismo?
 I dati, le testimonianze  e le analisi presentate al seminario testimoniano che vi sono alcuni settori ad alto potenziale di crescita 1) l’agricoltura con l’indotto dell’agroalimentare  2)  i beni culturali e ambientali 3) il settore  turistico,  che comportano la  valorizzazione di risorse locali oggi cruciali ad alto valore aggiunto ed oggi ampiamente sottoutilizzate. Oggi in termini di prospettive di sviluppo vi sono servizi che si agganciano a nuove forme di fruizione del tempo libero o di espressione della domanda turistica che rientrano nel campo dell’industria della creatività e dei servizi culturali. Il nostro territorio dispone di una popolazione giovane , istruita e creativa  ed un grande stock di beni culturali, artistici, architettonici, ambientali e storici che  formano un giacimento di crescita potenziale ancora in larga parte inesplorato  e che possono attirare flussi turistici; queste due componenti vanno incrociate.
Può fare un esempio concreto di intervento?
Tanto per non rimanere nel vago e nell’indefinito un riferimento chiaro è il Museo Guttuso; il più importante attrattore culturale della Città, ebbene sino ad esso poco valorizzato.  Concordo con l’Avv. Fara Pipia che contesta all’amministrazione uno scarso impegno in questa direzione ai fini anche delle risorse economiche che si potevano  trarre da un’oculata gestione. Le scarse  presenze ( 10.928 di cui 4200 gratuiti nel 2010, 11.370 di cui 4.820 gratuiti nel 2011 e 11.482 di cui 5.048 gratuiti nel 2012) testimoniano una scarsa valorizzazione del bene pubblico. Una svolta può essere determinata dai fondi europei che registra proprio in questi giorni (grazie ad una progettazione risalente all’amministrazione Sciortino, realizzata grazie al determinante  contributo della ex Direttrice ed attuale assessore Dott.ssa Dora Favatella Cascio): 1) l’emanazione di una decreto di finanziamento di 2.700.000 euro da parte dell’Assessorato Regionale ai Beni Culturali a valere sull’Asse  3 del P.O. FESR 2007/2013 per la definizione delle opere infrastrutturali di Villa Cattolica  e  2) la possibilità che venga ripescato  un progetto dello stesso Asse del PO  FESR, per dotare il Museo Guttuso, in collaborazione con i privati, di una serie di servizi collaterali quali: il guardaroba, la vendita di guide e di pubblicazioni, visite guidate,  la caffetteria, il  book-shop,  sale multimediali interattive etc… Servizi  che  rappresentano un fattore strategico per il successo di un qualsiasi spazio espositivo e  potranno consentire, qualora realizzati,  una rifunzionalizzazione di Villa Cattolica  ed  un suo   definitivo rilancio in chiave culturale  in sede regionale, nazionale e Europea e Internazionale. Insieme al circuito delle ville settecentesche, il Museo Guttuso può costituire il traino per l’attuazione di una serie politica turistica che ci deve portare a configurare quel prodotto complesso definito  “destinazione turistica”; in un contesto di qualità totale e di efficienza.
Questo ci riporta alla capacità di incidere sullo sviluppo del territorio da parte  dei fondi comunitari. Se e  in quale misura?
 I Fondi Comunitari sono fondamentali, se teniamo conto delle disastrate casse degli enti locali, in primis il Comune di Bagheria che si avvia al dissesto finanziario. Ma questo non ci deve fare inclinare al catastrofismo. Una comunità ed un territorio possono  risorgere se utilizzano in modo oculato ed efficace le risorse comunitarie. A questo proposito giudico estremamente positivo il coinvolgimento della Città nelle sue componenti politiche , sindacali, di organizzazioni di categorie, dell’associazionismo, (grazie anche all’animazione territoriale compiuta dalla SOAT di Misilmeri) nella fase di programmazione della nuova fase 2014/2020 dei fondi del futuro PSR ( Programma di Sviluppo Rurale) .  E’ in questo frangente che un territorio esprime i propri fabbisogni ed esigenze  e  dalla definizione di un progetto condiviso e compartecipato da parte degli attori locali,  deriverà l’efficacia e la qualità della spesa  comunitaria. La partecipazione attiva e il livello della proposte concrete avanzate fanno ben sperare.
Tutti i soggetti istituzionali  hanno svolto efficacemente il loro ruolo?
 Appare deficitaria l’azione  dell’agenzia di Sviluppo “Metropoli Est”. Se il ruolo istituzionale di un’agenzia di sviluppo è quello di “1) Facilitatore” del progetto di sviluppo e come attore, quindi, determinante per una corretta impostazione dei Progetti di sviluppo territoriale 2) individuare i fabbisogni esistenti nella comunità locale (da parte delle imprese, delle famiglie e dell’operatore pubblico),3) censire le risorse disponibili sul territorio, per mobilitare gli attori locali nell’acquisizione della consapevolezza sui problemi e sugli obiettivi prioritari sui quali concentrare l’attenzione del progetto di sviluppo,4)  mobilitare risorse per organizzare risposte coerenti ai problemi identificati, – si stenta a capire il senso e il significato della presenza e dell’esistenza dell’agenzia di Sviluppo Metropoli Est anche per le risorse pubbliche che drena a carico dei cittadini
E l’amministrazione Lo Meo  che atteggiamento ha tenuto rispetto alle politiche di sviluppo locale?
 Mi sento di affermare che, sebbene si sia ritrovata a rimediare a sfasci ed errori del passato, non abbia sino ad adesso lasciato il segno e una chiara impronta. Innanzitutto non  è riuscita a riconquistare a Bagheria la centralità operativa  negli organismi consortili che determinano le politiche di sviluppo e  di gestione di servizi nel comprensorio (ex COINRES, l’agenzia di Sviluppo Metropoli Est ed il GAL Metropoli Est). Tra l’altro mi pare che si sia di molto annacquata e di parecchio, la realizzazione del progetto (slogan della sua campagna elettorale) che doveva vedere  Bagheria connotarsi come Polo di servizi per l’area metropolitana. Il Sindaco, probabilmente vittima di un approccio individualista e poco incline all’ascolto e al dialogo,  ha perduto progressivamente  il consenso  del Consiglio Comunale , della burocrazia comunale e di importanti spezzoni della società civile bagherese. Ma soprattutto appare deficitario nella  capacità di leadership carismatica, tesa  ad individuare e valorizzare  risorse e  competenze umane (tranne qualche rara e debita eccezione) e ricondurle ad un gioco di squadra, indispensabile per l’attuazione di un progetto di rinascita della Città  inclusivo che riesca a unire forze e risorse superando le logiche di appartenenza. L’approccio alle problematiche difetta nella metodologia, improntata ad un vecchio modo di fare politica che sta rilevando i suoi limiti, piuttosto che a metodi innovativi volti alla condivisione dei percorsi e degli obiettivi e senza alcun respiro e visione  strategica e prospettica. Mi auguro, in ogni caso, per la Città che riesca quantomeno a trovare il bandolo della matassa relativamente al tema dei rifiuti, la madre di tutte le battaglie funzionale e strategica  per l’attivazione di una credibile politica di rilancio turistico della Città.
In un momento di grande emergenza sociale ed economica per la comunità bagherese cosa può costituire un elemento di coesione identitaria utile e funzionale alla rinascita, attraverso uno scatto d’orgoglio?  Una concreta speranza può derivare solamente dalla creazione di una solida rete di alleanza per le riforme, con  protagonisti i settori della società che devono esprimere un modo più moderno di pensare, vivere e di operare: 1) il mondo della buona  politica e della burocrazia comunale  che devono definire le strategie e  guidare i  nuovi processi di riforme; 2) il mondo dell’ associazionismo e del volontariato cattolico e laico che deve contrastare le nuove e vecchie mafie; 3)l’imprenditoria che deve recidere i legami con un vecchio modello economico assistenzialistico; 4) la rete delle scuole e della formazione professionale che devono sperimentare e diffondere innovazione; 5) il movimento sindacale dei lavoratori, la galassia dei patronati e le  rappresentanza delle categorie produttive,  che devono battersi soprattutto per il lavoro ai giovani, per la coesione sociale e per uno sviluppo competitivo basato sulla meritocrazia e  contro ogni forma di rendita di posizione.
 E soprattutto come affermava il beato Padre Pino Puglisi: “Se qualcuno fa qualcosa, allora si può fare molto”
Intervista pubblicata dal settimanale di Bagheria

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