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sabato 27 Luglio 2024

sabato 27 Luglio 2024

Palermo. Processo sulla morte di Roberta Siragusa: hanno deposto la mamma e i familiari

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iana brancato
3 minuti

Continuano le udienze sul processo per la morte di Roberta Siragusa, la giovane di 17 anni trovata morta, in parte bruciata, il 24 gennaio dello scorso anno, a Caccamo.

Unico imputato è Pietro Morreale, fidanzato della ragazza e in carcere da oltre un anno.
Il processo si sta celebrando nel carcere dei Pagliarelli, nell’aula bunker presieduta da Vincenzo Terranova.
Oggi hanno deposto i familiari della ragazza: la mamma Iana, il padre Filippo e il fratello Diego.
La mamma ha raccontato il rapporto che la figlia e il fidanzato avevano.
“Pietro era molto geloso di Roberta, mia figlia aveva un rapporto conflittuale con lui proprio per questa forte gelosia che nutriva nei suoi confronti. La cercava a ogni ora del giorno e della notte. Le controllava spesso il telefonino”.
La donna, visibilmente scossa, perchè ha dovuto rievocare quel periodo, ha raccontato dicendo: ““Non ci vedevo chiaro, non vedevo mia figlia felice. Roberta era una ragazza gioiosa che aveva tanti progetti per il futuro. Amava la vita e voleva iscriversi in un istituto privato per recuperare gli anni di scuola persi”.

I familiari hanno ricordato il rapporto fra Roberta e Pietro Morreale, difeso dall’avvocato Gaetano Giunta.

La donna ha ribadito che la figlia non aveva mai manifestato l’intenzione di suicidarsi, come sostiene la difesa dell’ex fidanzato.
Anzi ha sottolineato che Roberta voleva prendere la patente e vivere intensamente la vita.

Iana Brancato ha anche parlato del suo rapporto con Roberta che era “come quello di ogni mamma con la propria figlia, si litigava magari per un telefonino che lei voleva ma che non potevo permettermi di comprarle. Poi passava tutto e dopo due ore ci abbracciavamo di nuovo come se nulla fosse”.

Nel corso dell’udienza si è anche parlato di un occhio nero trovato in faccia a Roberta e l’autore sarebbe stato lìex fidanzato.

I familiari della vittima sono assistiti dagli avvocati Sergio Burgio, Giuseppe Canzone, Giovanni Castronovo e Simona La Verde.
E’ stato anche un consulente tecnico, che ha esaminato il telefono cellulare di Morreale (dai contatti alla memoria, ai messaggi  nelle chat), mentre lo smartphone di Roberta non è stato mai ritrovato.

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