La notizia è stata resa nota dall’edizione palermitana di Repubblica.
Nell’articolo a firma di Valeria ferrante si sottolinea che “a nove metri di profondità, malgrado il mare agitato, nei pressi dell’antica Solanto è stato scoperto un giacimento di materiale risalente ad almeno 2 mila anni fa: tegole, coppi, mattoni che sarebbe servito a erigere templi, edifici, teatri, rimasto nascosto nei secoli sotto la sabbia e una rigogliosa prateria di poesidonia, la pianta acquatica che riveste i fondali del Mar Mediterraneo.”
L’articolo continua dicendo che la concentrazione dei reperti lascerebbe supporre che si tratti del carico di una nave che sarebbe affondata per via del trasporto di una merce troppo pesante.
“Questo materiale si pensa sia stato prodotto nelle antiche fornaci, molto attive nel V sec. a.C, situate fra il porticciolo, edificato già in epoca fenicia, e la città di Sòlanto. Era lì che si producevano anfore e oggetti di vario uso.
Le operazioni di scavo però, a causa del maltempo, sono durate solo due giorni, e dunque non è stato possibile effettuare ricerche più approfondite. Alcuni di questi materiali sono stati recuperati da un equipe formata dagli operatori subacquei Roberto La Rocca, Francesco Balistreri della Soprintendenza del Mare, alcuni appassionati di subacquea e di reperti archeologici come Salvatore Ferrara o Gaetano Lino, ex direttore del servizio rilievo e documentazione della Soprintendenza del mare e infine il Blue Shark – Diving Club di Andrea Santoro, il Blue Aura Diving Club di Monica Restivo, Gorgonia Escursioni che hanno messo a disposizione le attrezzature, la barca e collaborato al recupero dei reperti.
Spiega Roberto La Rocca: “il merito di questa scoperta l’hanno però Gaetano Lino e Salvatore Ferrara che durante una delle loro immersioni sono riusciti ad individuare la presenza. La cittadina di Kàle Aktè dal greco “bella costa”, corrisponde oggi a Caronia e secondo lo storico Diodoro Siculo, fu fondata nel 446 a.C. da Ducrezio, condottiero siculo.”
foto tratta da repubblica.it